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L'Esecutivo svittese ha risposto a due deputati che chiedevano spiegazioni sul mancato prestito del documento alla città di Lugano
LUGANO - Portare a Lugano - e più precisamente al LAC - il Patto federale del 1291 avrebbe costituito «un precedente» che poteva «risvegliare il desiderio» anche in altri musei e cantoni, esponendo l’antico documento al rischio di essere danneggiato.
Motivazioni già espresse dall’Esecutivo svittese lo scorso agosto, a seguito del rifiuto di prestare il documento a Lugano, e incluse nella risposta all’atto parlamentare inoltrato da due deputati socialisti che chiedevano spiegazioni sulla decisione, nella quale viene inoltre precisato come il prestito costituirebbe una perdita per la «specificità culturale» del Canton Svitto, che dal 1936 ospita un museo costruito ad hoc per ospitare il documento, «unico e centrale» per l’identità elvetica.
«Il Patto federale e il Museo dei Patti federali sono una caratteristica unica del canton Svitto. Il documento va osservato e compreso all’interno di questo contesto specifico, che andrebbe perso qualora il documento fosse prestato di frequente» ad altri musei. Dal 2014, con l’allargamento dell’esposizione, che oggi non si limita più a raccontare la sola storia del Patto federale ma anche la sua influenza sulla storia nazionale, il turismo locale ha infatti subito un’impennata, con numerosi visitatori provenienti ogni anno dai quattro angoli del Paese.
La preziosa pergamena, lo ricordiamo, è stata prestata un’unica volta nel 2006, quando ha attraversato l’Oceano Atlantico per essere esposta per 21 giorni alla mostra "Sister Republics" di Filadelfia, protetta da rigidissime misure di sicurezza.
