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SVIZZERAIl blocco degli studi medici del Consiglio federale non convince appieno

03.03.13 - 10:16
La quantità di cittadini che si dichiara a favore di un intervento statale tramite il blocco degli studi medici è quasi pari a quella che propende per una soluzione di partenariato
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Il blocco degli studi medici del Consiglio federale non convince appieno
La quantità di cittadini che si dichiara a favore di un intervento statale tramite il blocco degli studi medici è quasi pari a quella che propende per una soluzione di partenariato

ZURIGO  – Nella sessione primaverile le Camere federali si confrontano con la questione della limitazione del numero di medici, che era stata annullata a fine 2011. Da allora innumerevoli studi medici hanno ottenuto un numero di concordato a carico dell’assicurazione di base obbligatoria delle cure medico-sanitarie. Il Consiglio federale propone adesso di reintrodurre una limitazione al numero di studi medici sotto forma di restrizione delle autorizzazioni secondo il bisogno. Ci sarebbero però anche altre possibilità che comporterebbero un intervento minore da parte dello Stato. Il servizio di confronto internet comparis.ch ha cercato di scoprire quale proposta viene considerata più appropriata da parte della popolazione svizzera.

È necessario agire
Un sondaggio rappresentativo di comparis.ch mostra che la popolazione richiede chiaramente un cambiamento. Appena il 15 per cento degli intervistati si dichiara favorevole allo status quo, ovvero ad alcuna limitazione delle autorizzazioni. Il 12 per cento non sa o non fornisce una risposta. Il 73 per cento degli intervistati, ovvero la stragrande maggioranza, invece, si dichiara favorevole a una forma di regolamentazione. «È indubbio che sia necessario fare qualcosa. Questo è un chiaro segnale alla politica» afferma Felix Schneuwly, esperto in materia di assicurazione malattia presso comparis.ch. Ma cosa si deve fare concretamente? Sulla base del sondaggio il popolo propende per due possibili soluzioni. La prima è quella di affidare un grande potere decisionale ai cantoni, mentre la seconda esclude un intervento statale incisivo.

Il 23 per cento è d’accordo con la rinnovata limitazione delle autorizzazioni proposta dal Consiglio federale, secondo cui i cantoni potranno stabilire di quanti medici specialisti necessitano sulla base del bisogno. Tale proposta del Consiglio federale non incontra, tuttavia, il favore unanime. Una parte di popolazione quasi equivalente si dichiara infatti favorevole a una soluzione priva di un intervento statale così incisivo. Tale porzione di popolazione, pari al 22 per cento degli intervistati, preferisce una regolamentazione fondata sui punti tariffari, grazie alla quale la distribuzione dei medici in Svizzera raggiungerebbe automaticamente un equilibrio. A differenza di una limitazione del numero di studi medici da parte dello Stato, in questa seconda soluzione con i punti tariffari stabiliti dai partner tariffali (ovvero da chi fornisce le prestazioni e da chi si assume i costi) non vi sarebbe una limitazione generale del numero di studi medici. Laddove, ad esempio, vi sono pochi chirurghi, il valore dei punti tariffari può essere aumentato, in modo da fornire agli specialisti un incentivo a lavorare nelle zone dove vi è carenza di medici che esercitano la stessa specialità.

La soluzione del Consiglio federale non è un «non plus ultra»
«La gestione indiretta tramite i punti tariffari è una soluzione dinamica attuabile nell’immediato e senza regolamentazione legislativa» commenta Felix Schneuwly i vantaggi di questa proposta. Questo sarebbe anche il motivo per cui il consenso da parte della popolazione si presenta praticamente pari a quello della limitazione del numero di studi medici proposta dal Consiglio federale. «I partner tariffali hanno in mano la situazione: dovrebbero convincere il Parlamento ad accettare questa proposta, in modo che la quantità di studi medici possa regolamentarsi senza l’intervento dei cantoni» afferma Schneuwly. Senza considerare poi che la soluzione dei punti tariffari è in armonia con la Legge sull’assicurazione malattie (LAMal), a differenza della proposta del Consiglio federale.

Oltre a queste due soluzioni favorite da parte della popolazione, nel sondaggio di comparis.ch è stata testata anche l’eventuale consenso di una statalizzazione completa. Il 19 per cento degli intervistati si è dichiarato favorevole a un sistema in base a cui i cantoni non accorderebbero l’autorizzazione a singoli medici, bensì a poliambulatori e ospedali, i quali poi sarebbero incaricati di assumere i medici necessari con una retribuzione fissa mensile. I medici diventerebbero quindi impiegati statali. «Il fatto che così tanti svizzeri siano favorevoli a una maggiore sanità statale mette in evidenza che molte persone vorrebbero arginare l’incentivo dei medici a guadagnare di più con cure addizionali o superflue» afferma Schneuwly.
Non incontra invece praticamente alcun consenso il modello ad asta pubblica, per il quale vote-rebbe solo il 5 per cento degli intervistati. Secondo questa soluzione il cantone sarebbe incaricato di stabilire il numero di studi medici e l’autorizzazione verrebbe concessa tramite gara d’appalto.

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