La Camera Alta boccia l'armonizzazione degli orari di apertura dei negozi
BERNA - Non ci sarà nessuna armonizzazione a livello nazionale degli orari di apertura dei negozi. Con 26 voti contro 16 e 3 astenuti, il Consiglio degli Stati ha infatti respinto per la seconda volta l'entrata in materia relativa alla nuova Legge federale sugli orari di apertura dei negozi (LANeg).
Se la LANeg fosse stata approvata, tutti i negozi della Svizzera avrebbero potuto rimanere aperti in settimana dalle 06.00 alle 20.00 e il sabato fino alle 19.00 (fino alle 18.00 secondo la versione adottata dal Nazionale). I giorni festivi cantonali sarebbero stati esclusi dall'armonizzazione.
Lo scopo della nuova legge - che concretizza una mozione del "senatore" Filippo Lombardi (PPD/TI) - è limitare il turismo degli acquisti, ha sottolineato Karin Keller-Sutter (PLR/SG) a nome della commissione. Per la sangallese, l'armonizzazione consentirebbe inoltre di riportare soldi, imposte e impieghi in Svizzera.
Undici miliardi di franchi sono infatti stati spesi all'estero nel solo 2014. Tutti i nostri vicini hanno legislazioni più liberali, ha fatto notare Hannes Germann (UDC/SH) sostenendo che nel confronto internazionale "questa riforma è assai moderata".
Lombardi, rispondendo a chi l'accusava di aver cercato una soluzione nazionale a un problema ticinese, ha affermato che "del progetto non approfitterà solo il Ticino ma la Svizzera intera". La legge - ha proseguito il ticinese - permetterebbe anche di ridurre la disuguaglianza nei confronti dei negozi nelle stazioni ferroviarie e di servizio.
La maggioranza non si è però lasciata convincere e ha ribadito il suo "no" espresso lo scorso settembre (allora la LANeg fu bocciata con 19 voti a 18 e un astenuto - con il voto preponderante del presidente). "La legge favorisce solo la grande distribuzione, i piccoli commerci soffriranno ancora di più", ha sostenuto Christian Levrat (PS/FR).
"Il turismo degli acquisti - ha aggiunto Paul Rechsteiner (PS/SG) - è principalmente dovuto ai prezzi troppo elevati e non agli orari di apertura". Il vero obiettivo della LANeg, ha sostenuto Levrat, è imporre un orario di apertura prolungato ai cittadini dei cantoni che l'hanno respinto in votazione popolare.
Se i cantoni Ticino e San Gallo hanno dei problemi possono benissimo risolverli autonomamente senza attendere l'intervento di Berna, ha sostenuto Levrat parlando di "attacco al federalismo".
E questo è stato l'argomento preponderante che ha fatto pendere la bilancia dalla parte del "no". Diversi "senatori" hanno infatti sostenuto di non voler regolamentare su scala nazionale un tema che è e deve rimanere di competenza cantonale. Dal resto, durante la procedura di consultazione tutti i cantoni, eccetto uno (il Ticino, ndr), hanno bocciato la proposta di armonizzazione, ha ricordato Roberto Zanetti (PS/SO).
"Le esigenze sono diverse in una città internazionale come Ginevra rispetto a una località turistica engadinese o a un villaggio ticinese di montagna", ha sintetizzato Stefan Engler (PPD/GR). "Non ha quindi alcun senso che la Berna federale tenti di imporre gli stessi orari di apertura per tutti", ha concluso il grigionese.
Ocst soddisfatta - La decisione odierna del Consiglio degli Stati, che in seconda lettura ha deciso la non entrata in materia di una mozione volta a permettere, con una modifica della Legge federale sull'apertura dei negozi, il prolungamento degli orari fino alle 20.00 in modo generalizzato in tutta la Svizzera, è salutata con molta soddisfazione dall'OCST. «In particolare piace la motivazione che è stata addotta dal plenum della Camera alta: la risposta opportuna al turismo dello shopping non è certamente data da un'estensione degli orari di lavoro, bensì da una diversa politica dei prezzi in Svizzera. Con l'odierna decisione le lavoratrici e i lavoratori del settore si sono quindi evitati un referendum ampiamente preannunciato».
ats