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SVIZZERALa politica di milizia, ormai soltanto un ideale

19.09.12 - 13:43
Del "caso Mörgeli" si parla in tutta la Svizzera: è accusato di trascurare il suo lavoro di professore universitario per dedicarsi alla politica. Ma non è l'unico caso. Per i consiglieri nazionali e agli Stati la politica di milizia non è quasi più sostenibile
Foto d'archivio (Keystone)
La politica di milizia, ormai soltanto un ideale
Del "caso Mörgeli" si parla in tutta la Svizzera: è accusato di trascurare il suo lavoro di professore universitario per dedicarsi alla politica. Ma non è l'unico caso. Per i consiglieri nazionali e agli Stati la politica di milizia non è quasi più sostenibile

BERNA - Il consigliere nazionale dell'UDC Christoph Mörgeli è al centro di una polemica che riapre un dibattito ormai vecchio come la Svizzera moderna: la politica di milizia.

Al professore si rimprovera di trascurare il suo lavoro all'Istituto di medicina a Zurigo, presso il quale ha un contratto all'80%. Il "caso Mörgeli", come detto, solleva una questione delicata, ossia quella che riguarda la possibilità per un parlamentare a Berna di conciliare l'attività lavorativa con quella parlamentare.

Il Tages-Anzeiger rilancia il dibattito e dà la parola ad alcuni dei protagonisti della politica svizzera che, nonostante tutto e senza pochi sacrifici, riescono a servire il bene comune e gli elettori che li hanno votati e l'azienda presso la quale sono impiegati.

Il caso di Ruedi Noser (PLR GL) - Ruedi Noser è un'industriale ed è un consigliere nazionale del PLR. La sua ditta specializzata in informatica e telecomunicazioni conta 450 dipendenti e Noser conosce bene la problematica: "non sono molti qui i deputati che si possono permettere di vivere svolgendo una professione nell'economia privata". L'industriale glaronese sacrifica molto del suo tempo per riuscire a conciliare lavoro e politica: "Il mio mandato politico corrisponde a circa il 50-70% del mio tempo lavorativo. A ciò bisogna aggiungere il lavoro in ditta che mi occupa dal 30 al 50%. In totale lavoro fino al 140%".

Il caso di Jacquelin Badran (PS ZH) - La consigliera nazionale socialista Jacquelin Badran, titolare della ditta di software Zeix, che conta 22 dipendenti, conosce bene la problematica sollevata da Noser: "Sulla carta ho ridotto il mio tempo di lavoro al 50%, ma in realtà esso è al 70%. Se ci aggiungiamo il mio impegno come consigliera nazionale si arriva al 140%. E questo vuol dire: vita privata zero, dormire poco, nessun passatempo e nessuna possibilità di fare sport". E la consigliera nazionale socialista teme che in parlamento ci saranno presto soltanto lobbisty: "ossia politici che sono assunti da un'associazione, indipendenti che se lo possono permettere, dipendenti dello Stato e imprenditori agricoli, che possono assumere un bracciante".

Tuttavia Badran è favorevole al sistema di milizia: "ma diventa sempre più difficile tenere il passo. Inoltre il mandato è pagato troppo poco per potersi permettere di considerarlo come un lavoro a tempo pieno".

Sempre meno politici di milizia - Nonostante ciò, uno studio del maggio del 2010 di due istituti politologici di Zurigo e Ginevra dimostrerebbe che il numero dei veri politici di milizia è in picchiata. Allora era ben il 58% dei Consiglieri agli Stati che si occupavano a tempo pieno del loro mandato, mentre il 42% si dedicavano alla professione politica a metà tempo. Nel Consiglio nazionale il 58% dei rappresentanti eletti si occupava al lavoro parlamentare al 50%, mentre il 28% si dedicavano interamente alla politica, mentre soltanto il 14% era da considerare come vera milizia.

Per milizia si intende che il servizio reso alla politica sia il 30% al massimo del tempo lavorativo. Il 67% dei consiglieri agli Stati e il 57% dei consiglieri nazionali utilizzano il loro tempo per la politica. Percentuali quindi che si rivelano ancora più alte rispetto a quelle ufficiali. Inoltre in parlamento sono sempre meno gli agricoltori dell'UDC e gli operai e gli impiegati del PS. Tendenze che si sarebbero confermate nelle ultime elezioni del 2012.

"Aumentare gli indennizzi" - Cosa fare? "Per renderci la vita un po' più facile abbiamo bisogno di assistenti" chiede l'imprenditore Noser. "Attualmente gli indennizzi per permettersi un assistente non bastano. Polemicamente si può dire che si potrebbe pagare un indiano". Anche l'imprenditrice Badran la pensa come Noser: "Con i soldi che si ricevono posso pagare uno studente al 20 %. Il problema che nel momento in cui ha imparato cosa fare, se ne va". La sua proposta: "assistenti formati che vengono assunti in parlamento e che si mettono al servizio dei deputati per certi compiti, come per esempio la ricerca o lavori inerenti i dossier".

"Un'assurdità socialista" - Noser però, non è d'accordo: "E' un'assurdità socialista. Dovremmo chiedere soluzioni a livello individuale: aumentare gli indennizzi. Se il parlamentare si vuole tenere la quota di indennizzo, questa è una sua decisione personale. Ciò significa che grazie a quell'indennizzo svolgerà il suo mandato da politico come professione. Ma se userà quei soldi per un assistente potrà svolgere la sua carica di deputato anche se è attivo professionalmente". In casa UDC la proposta di Noser non piace: "Sono contrario", dice Peter Keller, consigliere nazionale dell'UDC, sono per l'abbassamento radicale degli indennizzi. Un deputato non deve vivere con la sola attività di consigliere nazionale o degli Stati".
 
"Non è una questione di soldi, ma di QI" - La domanda che si pone a questo punto è: bastano gli standard di lavoro in uso nel parlamento cantonale per la Confederazione? La deputata socialista Badran mette in guardia: "Stiamo commettendo sempre più errori nel nostro lavoro. Lo dimostra la legge sugli impianti collettivi, elaborata in modo errato dal consiglio Nazionale e che è dovuta essere corretta dal Consiglio degli Stati. Il lavoro diventa sempre più complicato". Per il consigliere nazionale UDC Keller questa situazione ha poco a che vedere con i soldi messi a disposizione per la politica federale: "Con indennizzi più alti il QI del rappresentante del popolo non aumenta".

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