La struttura tariffale nazionale per le prestazioni ambulatoriali di medici e ospedali Tarmed "poggia su calcoli economici e ipotesi relative all'infrastruttura e alla tecnica medica che hanno vent'anni e non sono mai stati adattati", scrive la CDS in una nota diramata oggi. Ciò ha per effetto che talune voci del tariffario, per esempio nel settore della diagnostica per immagini - siano eccessive e che altre prestazioni siano sottovalutate.
Non si è così riusciti con il Tarmed a rivalorizzare le prestazioni dei medici generici e dunque dei medici di famiglia rispetto a quelle degli specialisti, prosegue la CDS. In questo modo si danno a suo avviso "stimoli sbagliati", con prestazioni troppo poco indennizzate laddove l'offerta risponde a stento alla domanda e rimunerazioni troppo alte nei settori in cui l'offerta è già sufficiente.
Da anni i partner tariffari, ossia i fornitori di prestazioni e gli assicuratori, mantengono la situazione bloccata, rimandandosi vicendevolmente la palla, continua la CDS. I ministri cantonali della sanità auspicano ora che il Consiglio federale utilizzi il suo margine di manovra legislativa ed emani prescrizioni per una "struttura tariffaria attualizzata e calcolata secondo criteri economici". Il governo dovrebbe inoltre avere la possibilità di fissare una struttura tariffaria adeguata se i partner non riescono a mettersi d'accordo su una revisione.
I cantoni non sono i soli a lamentarsi e a chiedere un intervento del governo. Anche il Controllo federale delle finanze (CDF) ha rilevato, lo scorso 3 dicembre, che il Tarmed si fonda "su basi di calcolo lacunose e obsolete" e non ha permesso di raggiungere un obiettivo centrale: quello di ridurre le differenze di reddito tra medici generici e specialisti.