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GINEVRACaso Adeline, l'internamento a vita al centro della delibera

19.05.17 - 16:51
La sentenza del Tribunale criminale sarà resa mercoledì
Keystone
Caso Adeline, l'internamento a vita al centro della delibera
La sentenza del Tribunale criminale sarà resa mercoledì

GINEVRA - Iniziato lunedì, il processo di Fabrice A., l'uomo accusato di aver ucciso la socioterapeuta ginevrina Adeline nel settembre 2013, è terminato oggi con le arringhe degli avvocati. La sentenza del Tribunale criminale sarà resa mercoledì: la questione dell'internamento a vita sarà al centro della sua delibera.

L'internamento a vita - una forma aggravata di internamento - è stato chiesto ieri sia dai famigliari della vittima che dal Pubblico ministero. Yann Arnold, l'avvocato dell'imputato, ha tentato oggi di dimostrare l'inutilità di questa sanzione. A suo avviso, il semplice internamento basterà per allontanare il pericolo per la società rappresentato da Fabrice A. e per prevenire il rischio di recidiva. L'internamento a vita, invece, rappresenta una «perpetuità perpetua».

Questa misura estrema, voluta dalla popolazione, è a suo avviso «contraria alle disposizioni della Corte europea dei diritti umani», perché essa non prevede il riesame automatico e periodico della persona internata. Nemmeno gli esperti psichiatrici che hanno esaminato il 34enne l'hanno preconizzata, ha argomentato.

Personalità oscura - La personalità di Fabrice A. è «certamente oscura», ha ammesso l'avvocato. L'uomo sa di non essere sano ed è difficile individuare le sue preoccupazioni segrete, ma redimerlo non appare impossibile, ha argomentato il legale, secondo cui la situazione del 34enne dovrebbe essere rivalutata regolarmente.

Il difensore del cittadino franco-elvetico ha pure chiesto ai giudici di riconsiderare la circostanza aggravante dell'assassinio, fatta valere dal procuratore generale. A suo avviso, l'imputato dovrebbe beneficiare perlomeno di una responsabilità leggermente scemata, a causa della difficile infanzia subita e delle pulsioni che lo attraversano. A causa di questi elementi, il legale ha chiesto ai giudici di rinunciare a pronunciare l'ergastolo.

«Calcolatore e contorto» - In mattinata, la parola è stata data a Simon Ntah, l'avvocato della famiglia di Adeline. Il legale ha descritto l'accusato come un «uomo calcolatore e contorto», metodico, manipolatore, odioso con le donne, che si era messo in testa di tentare di uccidere qualcuno durante la sua evasione e che ha concretizzato il suo fantasma di sgozzamento con Adeline.

«Ha la volontà costante di procurare la morte», ha detto l'avvocato. Ha tagliato la gola della socioterapeuta e l'ha guardata morire provando piacere. Incapace di provare empatia, ha pensato dopo averla uccisa che avrebbe potuto farlo più lentamente, allo scopo di far durare il piacere, ha detto Ntah.

L'avvocato ha anche menzionato il calvario subito dai famigliari della vittima, le sofferenze del partner e le domande poste all'età di 5 anni dalla figlioletta di Adeline, che aveva pochi mesi quando la madre è morta. La famiglia - ha sottolineato il legale - si batterà fino all'ultimo affinché Fabrice A. non possa mai più fare ad altre persone ciò che ha fatto a Adeline.

Prendendo la parola per ultimo, Fabrice A. ha detto di aver avuto l'intenzione di chiedere perdono ai famigliari di Adeline. Vi ha in definitiva rinunciato dopo aver constatato la natura «vertiginosamente derisoria» di questo gesto, in confronto al dolore «inumanamente insopportabile» arrecato.

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