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SVIZZERAStorie di rifugiati con laurea, fra lavoretti e assistenza

27.12.17 - 07:54
Il silenzioso dramma di centinaia di migranti con formazioni superiori che da noi non trovano un'occupazione: «Mi hanno detto: "Lei è troppo qualificato"»
20M
Storie di rifugiati con laurea, fra lavoretti e assistenza
Il silenzioso dramma di centinaia di migranti con formazioni superiori che da noi non trovano un'occupazione: «Mi hanno detto: "Lei è troppo qualificato"»

BERNA - In patria erano ingegneri, dentisti e insegnanti universitari. In Svizzera, invece, si devono accontentare di lavori di bassa manovalanza oppure vivere grazie all'assistenza.

Secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica (Ust) sono 830 i rifugiati presenti in Svizzera con un titolo di studio o una formazione universitaria e/o superiore. «È un potenziale economico che non sfruttiamo», ha commentato Dietr Wüthrich portavoce dell'Ente di aiuto delle chiese evangeliche (Heks) che ha lanciato da poco un servizio per il loro collocamento.

Ingegnere di formazione, casalinga per forza - «Non sono una casalinga felice», spiega a 20 Minuten Abir A. , siriana e residente a Waldkirg (SG). Prima di fuggire dalla sua terra natia era ingegnere civile mentre suo marito era chirurgo e lavorava nella notte nel bel mezzo dei bombardamento: «Era troppo pericoloso», ricorda. Attualmente la 44enne si barcamena fra lavoretti, stage e l'assistenza.

Il suo compagno, anche lui dopo un po' di gavetta, è riuscito a trovare un posto come assistente in un ospedale di San Gallo e i suoi figli «già parlano lo svizzero tedesco». Per lei, però, per quanto riguarda il lavoro ancora nulla di permanente: «Voglio potermi integrare, qui».

«Mi hanno detto: "Lei è troppo qualificato"» - «È come se avessi studiato per niente», si lamenta Ferhad M. , 29enne e ingegnere biomedico. Il suo futuro di successi professionali sgretolato dalle bombe ad Aleppo ha provato a integrarsi lavorativamente in Svizzera ma, per ora, senza successo.

Dopo uno stage all'Università di Berna la doccia fredda al colloquio per un posto fisso: «Lei è troppo qualificato per questo posto», gli hanno detto. E lui: «Lo so». Malgrado ciò non si perde d'animo e sostiene il valore professionale dei migranti: «Sappiamo lavorare, impariamo in fretta. Io in sette mesi un po' di tedesco già lo parlo».

La politica però è divisa - «È importante che si registrino le competenze di queste persone», commenta la socialista Silvia Schenker. Per l'Udc Heinz Brand però meglio usare cautela: «Bisogna assicurarsi che i titoli di studio siano davvero equivalenti, e poi c'è il problema della lingua».

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