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L’INTERVISTARanjan Neelakandan, un diamante a Bellinzona

19.03.24 - 08:00
«Concentrato sul calcio. Gli amici? Qualche insulto l'ho preso e molti non sono ripetibili»
@ssavoias
Ranjan Neelakandan, un diamante a Bellinzona
«Concentrato sul calcio. Gli amici? Qualche insulto l'ho preso e molti non sono ripetibili»
«Quando i miei genitori mi parlano mi danno dei consigli preziosi che riguardano la vita. E io solitamente sto zitto e ascolto».
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BELLINZONA - Diciannove anni compiuti da poco ma già le idee chiare e un grande sogno, o forse è meglio dire un ambizioso obiettivo: vivere giocando a calcio. Anzi, meglio, riuscire a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel calcio dei grandissimi. Rimanendo sé stesso, continuando prima di tutto a divertirsi. Questo è Ranjan Neelakandan, diamante grezzo del pallone ticinese determinato - passati clivaggio, segatura, sbozzatura, sfaccettatura e politura - a risplendere nella vetrina delle boutique più prestigiose.

Prima di “arrivare” il giovane ticinese, già capace di collezionare numeri importanti in Challenge League, deve però percorrere un bel pezzo della strada che ha imboccato. Come? Lavorando sodo.

«Al momento mi alleno più o meno tre ore al giorno - ci ha raccontato Ranjan - il mio calcio non si limita però a quelle. Sono infatti convinto che uno sportivo debba controllare tutto quello che accade dentro e fuori dal campo. Per questo curo molto l’attenzione e il sonno. E nel mio tempo libero cerco comunque di stare attento, così da poter poi rendere al massimo una volta che sono sul rettangolo di gioco. Non esiste infatti un calciatore che non sia prima di tutto un atleta. Diciamo che il segreto per essere al massimo è quello di trovare il giusto equilibrio tra tutto: l’impegno con la squadra, la scuola, gli amici…».

A 19 anni “equilibrio” è una parola difficile da pronunciare. Come “sacrificio”.
«A me è sempre piaciuto uscire la sera con gli amici, ma tutto ciò che potrebbe disturbare la mia concentrazione, che potrebbe - diciamo - farmi fare più fatica sul campo, la lascio da parte. Credo che un sacrificio sia tale nel momento in cui rinunci a qualcosa a malincuore; per me invece tutto ciò è un investimento». 

Capita che i tuoi amici ti dicano che sei noioso?
«Quando va bene. Tra tutti gli insulti che ho preso, questo è il meno pesante - ha aggiunto scherzando Ranjan - Gli altri non sono ripetibili». 

Questo tuo essere molto “quadrato” è mai stato un problema in famiglia?
«Fin da piccolo ho questo sogno, mi ci sono aggrappato come se fosse l'unica mia possibilità. E nonostante ciò i miei genitori, la mia famiglia in generale, non mi hanno mai fatto pesare nulla». 

Ti hanno spinto?
«Al contrario. Né mia mamma né mio papà conoscono il calcio. Per farvi capire: non distinguono il Barcellona dal Real Madrid. Ma questo è per me stato un vantaggio e lo è ancora adesso: quando sono a casa posso ritrovare la mia serenità, rilassarmi, essere felice». 

Niente consigli su come giocare, su quale posizione tenere in campo…
«Niente. La mia famiglia ha affrontato molte difficoltà e quando i miei genitori mi parlano mi danno dei consigli preziosi che riguardano la vita. E io solitamente sto zitto e ascolto».

Per il Bellinzona sei un giocatore importante, in campo e fuori: in sede sono arrivate le offerte ufficiali - nero su bianco - di Basilea e Juventus.
«L’interesse di due società tanto grandi mi ha lusingato e allo stesso tempo ha fatto sì che alzassi il livello di guardia: si legge spesso di ragazzi che hanno avuto l’opportunità ma, montatisi la testa, si sono bruciati. Io, comunque, sono molto ambizioso».

@ssavoias

Partirai, quindi?
«Nel momento di prendere una decisione non mi faccio condizionare dalla paura quanto piuttosto dalla voglia di arrivare. Basilea o Juventus? Vediamo. Non è importante il nome del club, non è importante neppure l’aspetto economico. Conta il progetto. In questo momento però, devo essere sincero, non ho ancora pensato a una o all’altra società. Sono concentrato sul presente, sulla maglia che indosso. Per rispetto nei confronti del Bellinzona e dei suoi tifosi, l’unico mio obiettivo è dare il massimo. Oggi. Poi a giugno vedremo cosa sarà meglio per me».

Perché a giugno andrai…
«Sì. Credo che sia importante fare un ulteriore passo avanti».

Andare significa anche lasciare casa.
«Non mi spaventa. Non ho paura. Fa parte del percorso. Sto facendo quello che più mi diverte, quello che mi fa star bene. Partire non sarà facile ma è indispensabile». 

Non sarà facile neppure per la tua famiglia.
«Vi racconto un piccolo aneddoto. In passato ero in realtà già praticamente fuori da casa. A 16 anni sono infatti partito per Roma, da solo… avevo parlato con la Lazio e l’avventura era pronta a cominciare. Poi però per un discorso economico tutto è sfumato».

Non vi siete accordati?
«No, no, tra me e la società biancoceleste non c’è stato alcun problema. L’affare è saltato perché, al momento delle firme, il Chiasso ha chiesto il doppio di quanto inizialmente concordato. Non è in ogni caso questo il punto. Il fatto è che io sono pronto da tempo a partire. Lascio casa ma non lo faccio per motivi negativi, diciamo così. I miei genitori lo sanno e per questo mi supportano. Anche se so che per loro non sarà semplice. Ai tempi della Lazio, mamma non smetteva di piangere». 

Hai già indossato la maglia della Svizzera, hai dunque avuto modo di misurarti con i migliori talenti, nazionali e internazionali. Quello è il tuo mondo?
«In Nazionale ho incontrato ragazzi con grandi qualità. Quel contesto mi ha fatto capire ancora meglio qual è il mio livello attuale e dove invece devo arrivare per raggiungere il mio obiettivo. Senza falsa modestia, sono convinto che, impegnandomi, un posto fisso nella selezione rossocrociata possa ottenerlo. Quella casacca, indossata in un Mondiale, è d’altronde il mio sogno più grande: sono cresciuto guardando le partite in piazza e quelle emozioni credo siano incredibili. Grandissime e non raggiungibili in altro modo».

Per arrivarci devi prima costruire una carriera nei club.
«Lo sviluppo di una carriera è condizionato da tante componenti e incognite. L’obiettivo? Il sogno? Giocare in Champions League. Lavoro per quello».

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COMMENTI
 

italo luigi 1 mese fa su tio
I migliori auguri di successo, senza mai essere presuntuoso.

Andy 82 1 mese fa su tio
BUONGIORNO A TUTTI E UN AUGURIO A TUTTI I PAPÀ...

Anna 74 1 mese fa su tio
Risposta a Andy 82
Andy82 buongiorno anche a tè

gp46 1 mese fa su tio
Se i nostri granata gli aumentassero il minutaggio, non sarebbe male, anche perché a dirla tutta, a 19 anni é il miglior attaccante che abbiamo, altro che i pseudo-campioni uruguagi o il nazionale honduregno, scarpüscion di turno...

Koblet69 1 mese fa su tio
Risposta a gp46
esatto, quel poco che lo fanno giocare di rende sempre protagonista con tocchi e giocate ottime, un vero talento

belaolga 1 mese fa su tio
forza ..non mollare
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