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In cantiere il casco è obbligatorio, perché non anche in porta? Dopo lo sfortunato week end che ha visto coinvolta la classe degli estremi difensori forse è il caso di seguire l’esempio di Cech
MILANO – Per l’olandese volante Martin Stekelenburg, sarà difficile scordare il week end appena passato. Al portiere della Roma, alla sua prima alla Scala del calcio, ci ha pensato Lucio a lasciare un souvenir: i suoi tacchetti di una nota marca germanica stampati sulla tempia.
L’orange ha anticipato il brasiliano che stava entrando in area di rigore. L’interista, in netto ritardo, ha comunque calciato scambiando la testa del malcapitato Martin con la palla. Probabilmente il buon vecchio Lucio in questi anni trascorsi all’Inter ha preso lezioni di fair play da un altro “violento” del calcio, tale Marco Materazzi.
Non è andata meglio al collega Przemysław Tytoń, portiere del PSV Eindhoven che guarda caso giocava proprio nell’ex stadio di Stekelenburg, l’Amsterdam Arena. Nella partita che vedeva la squadra dell’estremo difensore polacco opporsi all’Ajax, Przemyslaw si è visto colpire in pieno volto dal proprio difensore.
Non è la prima volta che i portieri vengono “malmenati”. Tutti sicuramente ricordano il brutto scontro che ha visto coinvolto Cech qualche anno fa mettendone a rischio la carriera. Dal suo rientro il portiere ceco ha sempre portato il “famoso” caschetto. Altra brutta avventura che ha visto protagonista un estremo difensore è stato nel 2006 in un Reggina – Torino, dove l’attaccante brasiliano del Toro Pinga in una simulazione mal riuscita ha centrato in faccia il povero portiere dei siciliani Pavarini, spaccandogliela letteralmente. Brutto infortunio alla testa anche per l’interista Castelazzi che nell’amichevole di quest’estate con il Galatasaray, è stato travolto da un attaccante dei turchi.
