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L'OSPITEBimba di 6 anni strappata alla sua famiglia affidataria…e a giorni verrà internata!

11.12.14 - 14:10
Movimento Papageno
Bimba di 6 anni strappata alla sua famiglia affidataria…e a giorni verrà internata!
Movimento Papageno

Nel sito del Cantone al link http://www4.ti.ch/dss/dasf/uap/famiglie-e-minorenni/ il Settore famiglie e minorenni dell'Ufficio dell'aiuto e della protezione (UAP) elenca i propri servizi offerti ai cittadini e alle Autorità civili o giudiziarie. A queste ultime pretende di garantire la collaborazione di professionisti per valutare il bisogno di affidamenti a terzi e, se del caso, la preparazione, l'esecuzione e la verifica dell'affidamento in Famiglia affidataria o in un Centro educativo. Oltre a ciò, un aiuto di sostegno e di accompagnamento sociale alle famiglie a cui sono contestate dall'autorità lacune, mancanze e/o comportamenti impropri e che si devono rivolgere all'UAP su richiesta dell'autorità. Il presunto aiuto sarebbe finalizzato a stimolare ed accompagnare queste famiglie nella ricerca di comportamenti, modalità e attitudini adeguati al benessere dei propri figli. Questo lo spot pubblicitario autoreferenziale dello Stato. La realtà, purtroppo per i minori, è ben altra! Di seguito l’ennesimo caso di abuso socio-giudiziario degli uffici e organi dello Stato del Canton Ticino, che si autoproclamano preposti al bene dei nostri figli. Caso gravissimo che viene denunciato pubblicamente dalla zia paterna Angelica Terzi di Taverne.

ARP e UAP: sequestro di Stato legalizzato!

UAP ed ARP (Autorità Regionale di Protezione) hanno sottratto da un giorno all’altro una bimba di 6 anni alla famiglia affidataria presso cui viveva da ben 5 lunghi anni. I fatti in breve. Lo scorso 25 settembre la “ex” famiglia affidataria partecipa ad una riunione di routine presso l’UAP riguardante l’affidamento della bimba. L’UAP comunica verbalmente che da quel momento loro non erano più i genitori affidatari. Non viene consegnata nessuna decisione scritta della ARP3 che autorizzasse un simile provvedimento. Il pomeriggio dello stesso giorno, tre assistenti sociali - sconosciute alla bimba - si recano all’asilo per comunicarle che sarebbe stata trasferita in una nuova famiglia affidataria. La bimba si troverà sola con queste tre perfette sconosciute che le avrebbero cambiato radicalmente la vita. Le raccontano che sarebbe andata a vivere in una casa più grande, più bella, con la piscina e con una bella sorellina con la stessa passione per la danza come lei. Una sorellina che aveva già preparato la stanza per lei e che l’aspettava con ansia per poter giocare assieme. Le mostrano anche una fotografia della nuova famiglia. Il giorno dopo viene emessa tardivamente una decisione supercautelare della ARP, la cui presidente avvocata però non firma personalmente, delegando di fatto i suoi colleghi ad autorizzare il discutibile operato di UAP con una decisione tardiva, ora oggetto di valutazione presso il giudice unico della Camera di protezione del Tribunale di Appello di Lugano. Il giorno successivo, sabato 27.09.14, due assistenti sociali vengono a prendere la povera bimba per operare il trasferimento. Finalmente consegnano una decisione formale, senza però il rapporto UAP in essa menzionato.

L’insurrezione della gente comune

Lontani dagli occhi della bimba si svolge l’inevitabile discussione. Alcune persone del paese si radunano per solidarietà verso la famiglia affidataria: sono indignati. Viene chiesto un parere legale “al volo” ad un avvocato del luogo. Si fa intervenire anche la polizia cantonale. Tutto è inutile. Avendo la ARP deciso il trasferimento, esso deve essere eseguito immediatamente; poi ci si dovrà attivare legalmente in modo da poter difendere i diritti della bimba contro quelli che sono ritenuti abusi di potere e autorità dai familiari della piccola, dalla “ex” famiglia affidataria e da tanti altri cittadini. La famiglia paterna e la “ex” famiglia affidataria danno avvio a varie procedure legali. Di fronte ad un simile agire uno si aspetta una serie di ragioni plausibili e giustificate, invece no. Le ragioni sono una congetturata mancata collaborazione con la rete sociale a seguito di una errata e arbitraria interpretazione di un rapporto del pediatra della bimba da parte degli operatori dell’UAP e una presunta carenza educativa della famiglia affidataria.

È questo il bene della minore?

Le conseguenze di questo agire scellerato? Dopo un mese dal trasferimento nella nuova famiglia affidataria, ecco apparire inevitabilmente le più che legittime reazioni di forte malessere e disagio della bimba che si sono manifestate arrivando nella nuova famiglia e soprattutto perché la bimba da allora è stata privata degli affetti più cari. Infatti, la piccola non ha più potuto vedere né sentire (per decisione dell’UAP e dell’ARP) i suoi genitori affidatari con i quali aveva vissuto per 5 anni, né il suo papà e tantomeno la zia, la nonna e lo zio paterni insieme ai suoi cuginetti. Invece di prendere l’unica decisione giusta, e cioè ammettere i propri errori e riportare la bimba dalla sua famiglia, l’UAP e il Servizio medico psicologico, con l’avallo della ARP, propongono il ricovero della bimba all’Ospedale Civico per una valutazione psico-fisica, mettendo nel contempo in forse l’attuale affidamento presso la nuova famiglia. Difatti, nel rapporto UAP 31.10.14 inviato ad ARP i “professionisti della tutela dei minori” del Cantone affermano che “al momento non escludiamo che l’attuale affidamento presso la nuova famiglia possa rivelarsi non più nel pieno interesse della bimba”. Il ricovero però non avviene perché non vengono trovate due persone all’interno della rete sociale dei “professionisti” disposte a mettersi a disposizione 24 ore su 24 per due settimane. Si sono messe a disposizione e organizzato questa presenza continuativa la famiglia naturale e la “ex” famiglia affidataria, ma non vengono prese in considerazione dalla “rete”.

Denuncia penale contro l’UAP e l’ARP

Nel contempo viene depositata una denuncia penale dalla famiglia paterna contro tutte le persone coinvolte dell’UAP e dell’Autorità regionale di protezione.

Professionisti del bene o del male dei minori?

Il tempo passa e l’ARP non reagisce ma dispone infine il 14 novembre una valutazione psicodiagnostica approfondita al Servizio medico-psicologico (SMP). Gli specialisti del SMP giungono alla seguente conclusione :“riteniamo opportuno intraprendere le seguenti misure terapeutiche: (1) introduzione di una terapia farmacologica con lo scopo di attenuare l’angoscia, la tensione psichica e la scissione dalla realtà (2) provvedere all’inserimento della bimba presso il centro Psico-Educativo di… e vista la difficile situazione riscontrata presso la nuova famigli affidataria è indicato prevedere anche il collocamento in internato della bambina”.

Rimuovere i membri di ARP e i professionisti UAP

Questo è il risultato ad oggi dell’agire delle autorità e dei servizi preposti alla tutela di una bimba di 6 anni. Oggi a livello giuridico tutto è fermo alla Camera di protezione del Tribunale di Appello, che avrà il dovere e l’enorme responsabilità di fare chiarezza sull’agire di queste autorità, UAP e ARP, e che dovrà prendere un’importante decisione che influirà irrimediabilmente sul futuro della bimba. Comunque andrà a finire questa triste vicenda c’è da chiedersi chi vigilia sull’operato di queste persone che si permettono di distruggere la vita di intere famiglie arrogandosi il diritto di poter decidere infischiandosi di tutto e di tutti. Il primo passo, per il bene dei minori, è rimuovere questi operatori al più presto dalle loro funzioni. La zia paterna e il nostro movimento si attiveranno affinché i cittadini possano esser parte attiva di un’azione di protesta, civile e democratica, affinché questo tipo di abusi vengano definitivamente denunciati e impediti.

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