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Christian De Sica: «Roma oggi è come Bagdad dopo le bombe»

LUGANOChristian De Sica: «Roma oggi è come Bagdad dopo le bombe»

20.11.19 - 06:00
Trovò Charlie Chaplin alquanto strano. Il suo antidepressivo si chiama Frank Sinatra. Questo e altro in un’intervista all’attore romano che il 27 novembre sarà al Palazzo dei Congressi
Emiliano Bechi Gabrielli
Christian De Sica il 27 novembre sarà al Palazzo dei Congressi
Christian De Sica il 27 novembre sarà al Palazzo dei Congressi
Christian De Sica: «Roma oggi è come Bagdad dopo le bombe»
Trovò Charlie Chaplin alquanto strano. Il suo antidepressivo si chiama Frank Sinatra. Questo e altro in un’intervista all’attore romano che il 27 novembre sarà al Palazzo dei Congressi

LUGANO - Parlare con Christian De Sica è come sfogliare un manuale di cinema. Tantissimi sono i racconti, gli aneddoti, gli incontri che ha fatto nella sua lunga carriera. È uno spasso ascoltarlo. E il pubblico ticinese potrà gustarlo il prossimo 27 novembre quando l’attore romano sarà al Palazzo dei Congressi di Lugano con lo spettacolo “Christian De Sica racconta Christian De Sica” per raccontare con parole e canzoni gli incontri della sua vita. In questo lungo percorso sarà accompagnato da Pino Strabioli e da una band. (Clicca qui per comprare i biglietti)

Nel suo nome è racchiusa una buona parte di storia del cinema italiano. Le capita di pensare al fardello che si porta addosso?
«È una bella responsabilità. Mio padre però non me lo ha mai fatto pesare. Ora questa mia storia ho deciso di raccontarla in teatro. Sarà una serata tra amici. Raccontare il privato puo’ essere imbarazzante ma puo’ essere  anche liberatorio e divertente. Lo faccio con grande piacere. Amo cantare, e attraverso la musica racconto la mia vita».

Il rapporto col pubblico sembra piacerle molto.
«Entro direttamente dalla platea e sto un po’ di tempo con loro per stabilire un rapporto amichevole. Lascerò la luce accesa per vedere le facce. Raccontarsi di fronte a un muro nero è impossibile, devo vedere gli occhi delle persone. E se vedo che si divertono mi allungo, se noto che si rompono le scatole me ne vado.  Accanto a me c’è Pino Strabioli che mi ricorda le cose del mio passato. Ce ne sono così tante che mica me le ricordo tutte da solo. Andiamo un po’ a braccio e ogni sera cambiamo il copione con aneddoti divertenti, romantici, tristi... un po' come la vita di ognuno di noi».

Tra tutti i personaggi che ha incontrato qual è la persona più geniale?
«Indubbiamente Charlie Chaplin. Purtroppo ero piccolo e non mi rendevo conto della sua grandezza. Ero all’hotel Flora di Via Veneto insieme a mia madre e Chaplin. Aspettavamo mio padre. Nell’attesa Chaplin iniziò a fare il giochetto della bombetta, la alzava senza toccarla con le mani. Quando arrivò papà gli dissi che c’era un vecchio scemo che faceva cose strane. Papà mi urlo e mi disse che quello era Charlot».

Se invece avesse la possibilità di fare una cena con un personaggio del passato con chi le piacerebbe cenare e perchè?
«Sicuramente con Frank Sinatra. L’ho conosciuto, ma anche  in quel caso ero molto giovane. È un mio idolo. Quando sono giù di morale, o devo pagare le tasse, metto un suo disco e mi passa tutto».

Lei è romano, secondo lei se i grandi attori romani e penso a Sordi, la Magnani, Rascel, Aldo Fabrizi dovessero vedere Roma oggi cosa penserebbero?
«Che è Bagdad dopo un bombardamento. Una città meravigliosa rovinata dalla maleducazione di alcuni romani e dai politici che non se ne sono occupati e non hanno intenzione di occuparsene». 

Se dovesse spiegare a un ventenne cos’è stato Vittorio De Sica, cosa direbbe?
«Oltre ad essere stato un grande attore, è stato uno tra i registi italiani che ha rivoluzionato il cinema mondiale. Un uomo che ad un certo punto ha sentito l'esigenza di raccontare la verità e presentare il reale stato dell’Italia. Ha avuto il coraggio di mettere la macchina da presa in mezzo alla strada, usando attori non professionisti,  e creare insieme a Rossellini e a Visconti il neorealismo». 

E se invece dovesse spiegare chi è Christian De Sica?
«Non so se sono un attore mediocre, bravo o pessimo, questo lo deciderà il pubblico.  Ma sono molto amato dai ragazzi, raramente ho visto così tanto affetto da parte dei giovani per un mio collega. Per strada mi chiamano zio e questo per me è una frustata di vitalità».

Attore e regista. Amato dal pubblico, molto meno dalla critica. Come mai?
«È vero, però con l’ultimo film che è appena uscito, “Sono solo Fantasmi”,  Mereghetti mi ha dato cinque e mezzo quando solitamente mi dà due. È triste dirlo ma l’Italia è un paese dove non ti perdonano il successo. Ho fatto oltre 100 film e anche quest’anno vincerò il biglietto d’oro per gli incassi del film "Amici come prima", e questo dà fastidio». 

Lei è stato figlio d’arte. Dicono che i figli d’arte hanno vita facile. È davvero così?
«In Italia non è come in Francia o negli Stati Uniti  dove c’è un grande rispetto per i figli d’arte e ci sono perfino delle dinastie di famiglie di attori. Quando ho iniziato  mi dicevano ‘ma che vuole quel rompicoglioni del figlio di De Sica’. Alla fine mi è andata bene». 

Nella sua lunga carriera ha qualche ricordo legato a Lugano?
«Come no. Mio padre era un giocatore patologico quindi siamo venuti spesso al Casinò di Campione e a Lugano a trovare amici che purtroppo oggi non ci sono più».

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