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Le ombre dell'amore, secondo Cammarata

ITALIALe ombre dell'amore, secondo Cammarata

08.01.18 - 06:01
Uscito sul finire del 2017 “Of Shadows” (Haldern Pop Recordings/Irascible), il nuovo album del songwriter palermitano Fabrizio Cammarata
Foto Dodo Veneziano
Fabrizio Cammarata.
Fabrizio Cammarata.
Le ombre dell'amore, secondo Cammarata
Uscito sul finire del 2017 “Of Shadows” (Haldern Pop Recordings/Irascible), il nuovo album del songwriter palermitano Fabrizio Cammarata

PALERMO - Attivo sulla scena musicale da oltre un decennio - prima con il progetto Second Grace a cui, nel corso del tempo, sono seguite numerose collaborazioni -, poche settimane fa Cammarata ha dato alla luce le undici tracce che compongono un concept costruito analizzando i ricordi, e sezionando le ombre, di un’intera esistenza, la sua.

Anticipato lo scorso mese di giugno dall’ep “In Your Hands” (Haldern Pop Recordings) e sviluppato a ridosso di una struttura alt-folk/chamber pop oriented di ottima fattura con la produzione di Dani Castelar (R.E.M., Editors, Paolo Nutini), “Of Shadows” è un disco genuino, in cui Cammarata si apre e si racconta senza filtri, scomponendo l’oscurità, che, a poco a poco, muta in qualcosa di più nitido, di più luminoso...

Fabrizio, raccontami di questo progetto...

«Potrei definire “Of Shadows” un trattato sulle ombre. Sulle mie ombre. Per la prima volta ho svelato i lati più nascosti, e più scomodi, di una vita di relazioni».

Ogni composizione dell’album è quindi il diario di una storia?

«È difficile che una sola canzone si focalizzi su una singola relazione: all’interno dei versi, delle strofe, si mescolano amori e luoghi anche molto diversi tra loro...».

Non c’è nemmeno un’eccezione?

«A dire il vero un’eccezione c’è: si tratta di “In The Cold”, il terzo singolo dell’album, il cui video, tra l’altro, sarà pubblicato tra qualche giorno…».

Racconti di una relazione specifica?

«Sì, in questo caso sì… E il testo raccoglie alcuni momenti di una sola giornata…».

Da quanto mi spieghi, e visto che parliamo di un concept, non credo sia stato facile pensare alla sequenza dei brani…

«È un aspetto su cui ho riflettuto molto. Ho voluto mettere in fila i brani come se fossero le undici fasi di un’eclissi...».

L’ultima fase di un’eclissi è il ritorno alla luce…

«Sì, è così. Anche perché dal momento di oscurità totale acquisti consapevolezza. E, inevitabilmente, impari qualcosa…».

Cosa hai ascoltato durante il concepimento dell’album?

«Tante cose… Anche se in particolare potrei citare Chavela Vargas, Beck e Bon Iver…».

In omaggio a Chavela Vargas, tra l’altro, nel 2017, hai pubblicato “Un mondo raro” (Picicca Dischi), messo a punto con Dimartino…

«È grazie alla voce di Chavela che ho capito quali sono i margini dentro cui puoi muovere l’interpretazione… Chavela mi ha stregato… Mi ha stregato fino al punto in cui, qualche anno fa, nel 2011, sono andato anche in Messico a cercarla…».

Era già molto anziana, sei riuscito a incontrarla?

«No, purtroppo, no… Ma per poco... È una storia molto lunga, un giorno te la racconterò...».

 

 

 

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