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SVIZZERAPsicosi olio di palma: ecco come possiamo difenderci

13.05.16 - 06:04
Migros l'ha eliminato da minestre e piatti pronti, Coop garantisce una produzione sostenibile. E i nutrizionisti mettono in guardia: «Non abusate, né rinunciate»
Psicosi olio di palma: ecco come possiamo difenderci
Migros l'ha eliminato da minestre e piatti pronti, Coop garantisce una produzione sostenibile. E i nutrizionisti mettono in guardia: «Non abusate, né rinunciate»
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LUGANO - C'è Coop e Coop. Quella italiana, che un giorno con l'altro decide di ritirare oltre duecento prodotti a base di olio di palma: «Per precauzione». Quella svizzera, che invece si sforza di garantirne una produzione sostenibile: a tutela delle foreste tropicali - in Malesia e Indonesia soprattutto - e dei lavoratori. Ma di togliere dagli scaffali quel che nel mondo genera allarmismo, per il momento almeno, non ci pensa proprio. 

Soppesare tutto: anche il desiderio - Poi c'è Migros, che lontana dal clamore ha già sostituito l'olio di palma con tipologie di grassi non ancora sotto accusa, in alcune delle sue preparazioni. «Piatti pronti, minestre, salse in busta», elenca: nel rispetto di una decisione che soppesa «aspetti ecologici e salutari, fisiologici e nutrizionali, così come i desideri dei consumatori».

"Senza olio di palma": altrove è già un must - Che dire invece di Carrefour, per tornare all'estero: senza giungere a esiti drastici ha introdotto nell'assortimento una cinquantina di alimenti "senza olio di palma", che pare riscuotano sommo successo. Esselunga: che a prendere una qualche iniziativa a breve termine, giura, medita sul serio.

Ma soia e colza non sono alternative - Psicosi olio di palma, per farla breve: rilanciata dal recente rapporto dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Che ha così incentivato un atteggiamento sospettoso nel cliente: impossibile da ignorare da parte delle grande catene di distribuzione. «Ma per la maggior parte dei prodotti non esistono alternative, da un punto di vista tecnologico e nutritivo-fisiologico», osserva Migros. Tanto più se poi «la rinuncia non è la soluzione giusta - è convinta Kathrin Rutishauser, esperta di sostenibilità ambientale per la federazione delle cooperative Migros - Per ottenere lo stesso quantitativo di olio con la colza e la soia verrebbero infatti sfruttate superfici rispettivamente sei o addirittura undici volte più estese».

Olio di palma minore dei mali? - E punto e a capo. Olio di palma minore dei mali, dunque? A lasciarlo intendere è anche Coop, membro dal 2004 «del Round table on sustainable palm oil – ricorda a 20 Minuti il portavoce Urs Meier – Significa che l’olio di palma deve essere prodotto a determinate condizioni, sociali e ambientali: senza devastare le foreste tropicali, rispettando le leggi e garantendo condizioni di lavoro eque e sicure». Ebbene: se «per i prodotti food di nostro marchio necessitiamo di circa 2.250 tonnellate di olio di palma all’anno», nel 2015 «il 92,7% è venuto da una coltivazione sostenibile: ed entro il 2016 ci siamo prefissi di arrivare al 100%».

Attenti: è la dose a fare il veleno - Nulla da replicare, però, sulle preoccupazioni per la salute: salvo che «attualmente non esistono alternative adeguate all'olio di palma - conclude Meier - Né sotto il profilo tecnico, né salutistico, dei costi o dell'eco-sostenibilità». Peccato sia ormai diventato un tarlo; una pulce nell'orecchio, e non senza una qualche ragione. «Effettivamente, l'olio di palma ha diversi limiti», conferma il nutrizionista Pierluigi Zanchi da Cugnasco-Gerra. Anche se poi, conviene, a tirar le somme non resta che essere d'accordo con Paracelso: medico e alchimista svizzero che nel XVI secolo giurava come sia la dose a fare il veleno.

«Niente fobie: siate ragionevoli» - «Il problema esiste: ma non diventiamo fobici», ammonisce Zanchi. Una via d'uscita c'è: ed è sempre la solita. «Essere ragionevoli: e saper dosare quello che mangiamo. Una busta di grissini fatti con l'olio di palma passa, una volta a settimana. Ma se cominciamo con un dolce a colazione, uno snack a metà mattino, un pranzo condito con margarina, un dolce nel pomeriggio, e se questo accade tutti i giorni, è chiaro che non va bene».

Prima controindicazione: il colesterolo (e diabete, obesità...) - Un paio, e serie, le controindicazioni: o rischi che chiamar si vogliano. Oltre al danno ambientale, va ponderato in maniera severa quello alla salute, che «coinvolge due fattori. L'olio di palma è molto usato dall'industria alimentare perché si conserva meglio: e questo è possibile perché è ricco di acidi grassi saturi, responsabili del colesterolo. Il secondo elemento negativo riguarda gli Omega 6, di cui l'olio di palma è particolarmente generoso. Acidi grassi essenziali e buoni, di per sé: a patto che sia rispettato il rapporto di 5 a 1 con gli Omega 3».

Secondo rischio: si alimentano i tumori - Altrimenti sono guai. E l'effetto benefico nell'attivare i processi formativi delle cellule diventa deleterio, poiché «va a stimolare la produzione cellulare anche là dove non è altrettanto auspicabile, come nel caso di masse tumorali. O nei processi infiammatori». Quando è possibile, vengono in aiuto appunto gli Omega 3, «che hanno la funzione opposta: ma se si rompe l'equilibrio si può arrivare al diabete, all'eccesso di peso e ad altre malattie importanti».

Quel che si risparmia, lo si paga in salute - Il risparmio dunque, in chi produce prima e in chi compra poi, «si traduce in costi per la salute». Per questo «i supermercati fanno bene a preoccuparsi. Anche perché è il consumatore ad avere facoltà di scelta. Nel momento in cui predilige un prodotto rispetto a un altro, dà un voto: e pian piano indirizza il produttore. Esistono anche tecniche di imballaggio che, oggi, consentono di conservare molto meglio quei grassi che, possibili sostituti dell'olio di palma, sono da sempre più a rischio di irrancidimento».

Meglio un buon burro d'alpe - Fatto sta che «non bisogna dimenticare mai il piacere di sedersi a tavola: se una scelta ci rende infelici, vuol dire che non è poi così giusta». In fondo, è sufficiente un po' di buon senso: e a quel punto capita anche di essere autorizzati a indulgere sull'utilizzo di un buon burro d'alpe: «A volte è molto meglio. Perché sì dà colesterolo, ma lo bilancia con una buona percentuale di grassi buoni Omega 3, grazie ai pascoli e un'alimentazione delle bestie priva di soia e mais». 

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COMMENTI
 

MIM 7 anni fa su tio
Psicosi dettata da strateghi del marketing. L'unica cosa negativa dell'olio di palma è la produzione che viene effettuata in modo selvaggio e devastando vergognosamente le zone. Tutto il resto è noia e business.
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