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Non solo per i vertiginosi guadagni fatti registrare quest'anno ma anche per la possibilità di utilizzarli per operazioni anonime in periodo di sanzioni o per convertirli in contante
PYONGYANG - Anche il leader nordcoreano Kim Jong Un si starebbe sfregando le mani per il boom di bitcoin e delle altre criptovalute: non solo per i vertiginosi guadagni fatti registrare quest'anno ma anche per la possibilità di utilizzarli per operazioni anonime in periodo di sanzioni o per convertirli in contante. Lo sostiene la Cnn intervistando alcuni esperti.
Secondo l'emittente di Atlanta, negli ultimi mesi Pyongyang è stata impegnata ad accumulare bitcoin, chiedendo di pagare riscatti con questa criptovaluta e rubandola con attacchi hacker alle piattaforme di scambio digitali, come accaduto la scorsa estate in Corea del sud attraverso email infettate da virus.
Gli esperti precisano che non è chiaro quanti bitcoin ed altre criptovalute abbia ammassato Pyongyang, ma per Bryce Boland, responsabile tecnologico della società di cybersecurity FireEye con base a Singapore, «è ragionevole presumere un bel po'». E con il continuo rialzo dei prezzi dei bitcoin, sempre secondo gli analisti, è immaginabile che gli 'hackeraggi' nordcoreani proseguano.
A rendere appetibile la valuta digitale per Pyongyang è il fatto che 'viaggia' al di fuori del controllo dei governi e della banche, consentendo quindi di eludere gli sforzi americani e della comunità mondiale per tagliare fuori la Corea del nord dal sistema finanziario internazionale a causa del suo programma nucleare e missilistico.
Secondo Boland, gli hacker «possono fare molto velocemente vari tipi di transazioni online ed evitare la tracciabilità del cash».
