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L'attrice 44enne, sconfitta dal cancro, era stata costretta a fuggire nel 2012
PARIGI - Il suo volto era uno di quelli simbolici quando si parlava delle manifestazioni contro il regime di Bashar al-Assad nel 2011. Fadwa Suleiman, attrice e attivista 44enne, è morta la scorsa notte a Parigi per un tumore. Lo ha annunciato la sua famiglia.
Da anni viveva in esilio in Francia, dopo aver ricevuto minacce di morte per la sua partecipazione ai movimenti di protesta. Per questo motivo aveva dovuto lasciare la Siria, attraversando clandestinamente il confine con la Giordania. «Sono partita dal mio paese contro la mia volontà. Mai, mai sarò una rifugiata» aveva dichiarato a Le Monde, che ripercorre oggi la sua vicenda.
Aderì da subito al movimento di protesta e prese parte alle primissime manifestazioni pacifiche che si svolsero a Damasco. Il gesto che l'ha resa un'icona della guerra civile siriana fu il mostrarsi a viso scoperto, incoraggiando a resistere al regime di Assad. Lo fece durante una manifestazione trasmessa dalla televisione a Homs, la roccaforte sunnita siriana. Il suo era un invito a «evitare che la rivoluzione diventasse una guerra confessionale»: lei faceva parte della comunità alawita, la stessa di Assad, e voleva dimostrare che questa non era integralmente schierata al fianco del presidente.
Nel 2012, poco dopo essere giunta in Francia, aveva dichiarato: «Sono un essere umano che vive al di fuori del pregiudizio e che va verso l'ignoto. Appartengo all'umanità. Quando la rivoluzione è scoppiata ho realizzato che ero siriana e che il mio ruolo era di guidare le persone per non lasciare che venissero trascinate verso la morte».
