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INDIATerrore a Bombay: si segue la pista pakistana, ma Islamabad nega

27.11.08 - 20:09
Keystone / Ap Ajit Solanki
Terrore a Bombay: si segue la pista pakistana, ma Islamabad nega
BOMBAY - Mentre il sangue di morti e feriti si deve ancora asciugare sulle strade di Mumbai, le autorità indiane delineano un teorema che, per i sanguinosi attacchi, chiama in causa attivisti pachistani. Il Pakistan non c´entra, replica Islamabad, che assicura anzi piena cooperazione nella lotta al terrorismo e invita New Delhi alla calma per continuare il dialogo che negli ultimi tempi caratterizza i rapporti bilaterali, da sempre tesi a causa del Kashmir.

Oggi il premier indiano Manmohan Singh ha parlato di "attacchi, ben preparati e ben orchestrati" condotti da elementi "con basi fuori dal paese" e ha chiarito: "ci accingiamo a comunicare formalmente ai nostri vicini che l´utilizzazione del loro territorio per lanciare attacchi contro di noi non sarà tollerata". Singh non ha detto altro ma la parola "vicini" ha subito evocato il confinante Pakistan, il fratello-rivale di sempre.

A fare nomi ci ha pensato il generale R. K. Hooda. "Provengono da oltre confine: probabilmente da Faridkot, in Pakistan", ha dichiarato il capo delle operazioni militari di queste ore a Mumbai. Il generale, che guida le operazioni contro i terroristi a Mumbai, ha aggiunto che uno di loro, che è stato arrestato, parla con l´accento del Punjab, la regione nord-occidentale divisa fra India e Pakistan dove si trova appunto Faridkot.

La risposta di Islamabad è stata immediata. Commentando le parole di Singh, il ministro degli esteri pachistano Makhdoon Shah Mahmood Qureshi ha invitato l´India a "non saltare a conclusioni affrettate", e ha poi assicurato la piena disponibilità del suo paese a "unire gli sforzi" per combattere il terrorismo.

Il ministro della difesa della difesa Ahmed Mukhtar ha invece dichiarato: "Lo affermo nel modo più certo: il Pakistan non è coinvolto".

In serata, a far salire ancora la tensione fra i due Paesi, è giunta la notizie che due navi cargo pachistane sono state intercettate al largo delle coste indiane. In precedenza la marina indiana aveva detto di sospettare che i terroristi fossero giunti a Mumbai a bordo di un motoscafo proveniente da una nave più grande.

Alla luce di quanto indicano i servizi e delle esperienze del passato comunque "l´ago dei sospetti - ha detto all´ANSA un alto funzionario della polizia di Mumbai al telefono - punta verso i gruppi islamisti" attivi in Kashmir. In particolare Lashkar-e-Toiba, il più agguerrito e strutturato, che da qualche tempo "ha unito le forze con il Movimento degli studenti islamici dell´India", creando un´organizzazione ombrello sotto cui agiscono formazioni diverse. Fra queste i "poco noti" Deccan Mujaheddin che hanno rivendicato la paternità della serie di attacchi di ieri.

Il Kashmir, a maggioranza musulmano e sotto controllo indiano, è la spina nel fianco dei rapporti fra India e Pakistan che per questa regione hanno combattuto due guerre, e New Delhi ha accusato a più riprese settori dei servizi segreti pachistani di mestare nel torbido, dando aiuto agli indipendentisti e foraggiando gruppi terroristi.

Negli ultimi mesi tuttavia i rapporti fra le due potenze nucleari dell´Asia del Sud si erano distesi e proprio ieri Qureshi era a Delhi, dove ha incontrato la controparte indiana Pranab Mukherjee per cercare di dar vita a un´agenda del dialogo bilaterale, favorito da dichiarazioni del presidente pachistano Asif Ali Zardari. Ultima fra queste la recente promessa che il Pakistan userà le sue armi nucleari solo per difendersi e non le userà mai per primo contro l´India. A proposito del Kashmir Zardari è arrivato a usare la parola "terroristi" per definire alcuni gruppi indipendentisti. Cosa che nessun rappresentante ufficiale del Pakistan aveva mai fatto prima.

Da Srinagar, il maggiore centro del Kashmir, anche Lashkar-e-Toiba ha negato ogni responsabilità sui fatti di ieri. Un portavoce ha anzi accusato l´India di voler "gettar fango" sulla lotta degli indipendentisti. Anche in passato però questo gruppo aveva negato ogni coinvolgimento in atti terroristici che tuttavia, stando agli esperti della sicurezza indiani, portavano il suo marchio.


Foto d'apertura: Keystone / Ap Ajit Solanki
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