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GERMANIASempre più lavoratori a rischio povertà

24.01.15 - 15:08
Una persona attiva professionalmente su sei non riesce a pagare l'affitto con regolarità e rinuncia a pasti regolari per motivi di risparmio. Nel 2008 erano il 25% in meno.
Sempre più lavoratori a rischio povertà
Una persona attiva professionalmente su sei non riesce a pagare l'affitto con regolarità e rinuncia a pasti regolari per motivi di risparmio. Nel 2008 erano il 25% in meno.

BERLINO - "Germania, esempio da seguire". Quante volte lo abbiamo sentito nei dibattiti di politica italiana. E quante volte abbiamo sentito dire che le riforme Hartz, e il modello di stato sociale in cui è prevista l'elargizione del reddito di cittadinanza, (criticato dalla sinistra tedesca in quanto ritenuto un sistema che condanna il disoccupato al ricatto dello sfruttamento o alla povertà a vita), sono la soluzione di tutti i mali dell'Italia malata, alla ricerca di una ripresa economica dopo 20 anni di stallo. Quante volte abbiamo sentito tessere le lodi del modello tedesco e della necessità di riformare strutturalmente lo Stato sull'esempio della Germania. Modello di riforme che ha permesso di rilanciare la Germania, la sua occupazione e farla diventare una delle maggiori potenze esportatrici del mondo. Che in Europa meridionale le difficoltà siano tante è un dato assodato, ma neppure in Germania, paese visto da molti come la terra promessa per il lavoro, non è tutto oro ciò che luccica.

La Saarbrücker Zeitung ha pubblicato oggi un articolo in cui emerge che un tedesco su sei è a rischio povertà. Stando all'Ufficio federale tedesco di statistica a fine 2013 erano 3,1 milioni gli occupati che vivevano sotto la soglia di povertà. Nel 2008 il loro numero si fermava a 2,5 milioni. In cinque anni l'aumento è stato del 25%. Contrariamente all'Italia, in Germania la maggior parte della popolazione vive in affitto. Le persone a rischio povertà sono coloro che, compresi gli aiuti dello Stato per pagare l'affitto o sotto forma di assegni famigliari, guadagna meno di 979 euro al mese. In Germania si è poveri se una famiglia composta da genitori e due figli non riesce a guadagnare più di 2056 euro al mese.

Come si diceva, in Germania chi vive in affitto è la maggioranza della popolazione. Stando alle statistiche nel 2013 sono state 379.000 le persone attive che non sono riuscite a pagare con regolarità il canone di locazione, mentre 417.000 coloro che hanno rinunciato a scaldare la casa in modo adeguato per l'inverno e 538.000 coloro che hanno potuto mangiare un pasto completo soltanto ogni due giorni. Per quanto riguarda le vacanze ormai sono tantissimi i lavoratori che non possono neppure permettersi una settimana di vacanza lontano dalle propria quattro mura, ossia circa 750mila. 600.000 le persone che nel 2013 hanno rinunciato ad avere la propria autovettura perché non possono più permettersela.

Il numero di persone attive, ossia con un'occupazione, che con il loro reddito riescono ad avere un reddito inferiore o pari alla soglia elargita a coloro che vivono grazie all'Hartz IV, ossia al reddito di cittadinanza tedesco, è "spaventosamente alto", ha dichiarato la presidente della VDK, Ulrike Mascher alla Saarbrucker Zeitung. Per molte economie domestiche, nonostante il lavoro e l'aiuto dello stato, non bastano i soldi per pagare l'affitto.

Sabine Zimmermann, portavoce della Linke per quanto riguarda le politiche del mercato del lavoro, ha chiesto un aumento del salario minimo introdotto in Germania a inizio gennaio, da 8,50 a 10 euro, la limitazione e l'abolizione del lavoro su chiamata e dei cosiddetti minijob, contratti di lavoro a 450 euro mensili che non prevedono il pagamento dei contributi pensionistici.

A livello regionale si conferma la grande differenza tra est e ovest. E sono soprattutto coloro a vivere nelle grandi città a rischiare di più. A Dortmund (Germania Ovest) e Lipsia (Germania Orientale) si hanno punte di rischio povertà del 26,4 rispettivamente del 25,9 %.

La Germania, rispetto agli altri paesi europei, in fatto di rischio povertà, con un tasso del 16,1% sta peggio della Francia (14,1), dell'Irlanda (15,2%), della Norvegia e dei Paesi Bassi (10,1), Repubblica Ceca (9,6%), ma meglio di Grecia (21,1%), Spagna (22,2%) e Italia (19,4%).

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