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INTERVISTA"Vi spiego cosa vuol dire non dormire da 10 giorni"

30.05.12 - 07:30
Per colpa delle continue scosse la gente non riesce a chiudere occhio. Il racconto di Cinzia, di Gonzaga (Mantova) che in passato ha bazzicato le nostre terre: "E pensare che eravamo convinti di vivere in una zona sismicamente tranquilla". Durante la notte la terra ha tremato 41 volte
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"Vi spiego cosa vuol dire non dormire da 10 giorni"
Per colpa delle continue scosse la gente non riesce a chiudere occhio. Il racconto di Cinzia, di Gonzaga (Mantova) che in passato ha bazzicato le nostre terre: "E pensare che eravamo convinti di vivere in una zona sismicamente tranquilla". Durante la notte la terra ha tremato 41 volte

REGGIO EMILIA – La terra che trema, i palazzi che si sgretolano e piloni della luce che ondeggiano come fossero delle frasche al vento. La paura, il panico, le grida. La gente che, dal 20 maggio in poi, non si sente più sicura, che non riesce più a dormire, che vive nell’angoscia di finire sotto le macerie della propria casa o del proprio posto di lavoro.
Ieri altre forti scosse hanno sconvolto l’Emilia causando 15 morti, centinaia di feriti e innumerevoli e ingenti danni nelle province di Reggio Emilia, Modena, Mantova e Ferrara, facendosi sentire fino a Venezia, Piemonte e in Canton Ticino.
Poche ore dopo la scossa delle 12:58 abbiamo parlato con Cinzia, abitante di Gonzaga (MN), che in passato per motivi familiari ha avuto modo di conoscere molto bene il Ticino. Ci ha raccontato come ha vissuto gli interminabili secondi durante il sisma.

Come ha vissuto la scossa di oggi?
“Essendoci stata quella grossa di una settimana fa l’agitazione c’era, però ci eravmo un po’  tranquillizzati perché negli ultimi giorni le scosse erano diminuite molto di intensità. Poi è arrivata quella di stamattina di magnitudo 5.8 e con un epicentro molto più vicino a noi, solo una quindicina di chilometri da dove abito, ed è stato molto più traumatico. Poi ci sono state le altre. Una verso le dieci e poi quella delle 12:58, anche quella forte, di 5.2. Insomma si è creato il panico totale”.

Cosa è successo?
“Prima di ogni scossa si sente un boato. E poi comincia a tremare tutto e non c’è stabilità nemmeno a stare sull’asfalto. Durante quella delle 9 del mattino ero in un locale a bere il caffè e di colpo ha tutto iniziato a dondolare violentemente. Ho avuto l’istinto di prendere la macchina e di allontanarmi dagli edifici. La cosa che mi ha più impressionato sono state le auto che si vedevano quasi “saltare” sulla strada. I pali della luce ballavano e i marciapiedi si muovevano in una maniera impressionante, roba da film di fantascienza. E poi la casa, che sembrava che si stesse per sgretolare. Non avevo mai provato questi traumi prima d’ora e adesso capisco quella gente che è stata vittima dei terremoti, capisco la loro paura. È un’esperienza che non si può immaginare se non la si è mai provata, sono attimi di terrore puro”.

Qual è il primo pensiero che si ha in momenti del genere?
“La prima cosa che viene naturale fare è uscire, allontanarsi da ciò che potrebbe crollare. E poi viene anche paura per i propri cari. Ovviamente le linee telefoniche non vanno, quindi il panico peggiora. Si vede la gente riversata per strada, il caos totale. Non abbiamo certo la mentalità dei giapponesi che in queste situazioni sono disciplinati e organizzati. Qui da noi fino a due settimane fa si pensava di vivere in una zona sismicamente tranquilla, quindi lo shock è stato ancora maggiore. E non si era preparati, nè per quanto riguarda le strutture nè tanto meno psicologicamente”.

Ecco, appunto, psicologicamente come vi sentite da quelle parti?
“È un incubo. La scossa del 20 maggio è arrivata in piena notte e ha fatto molta paura per quello, perché uno rimane spaesato. Di giorno è vero che almeno ci si vede, ma ci sono da evacuare le scuole e tutti gli uffici pubblici e vedere la gente terrorizzata per strada fa ancora più impressione. Quando poi è arrivato l’ordine di chiudere acqua e gas mi è sembrato proprio di vivere in una situazione surreale, una situazione che ti fa capire che in un attimo si può perdere tutto. E purtroppo, in questo momento, la gente da queste parti non si sente più sicura”.

La Protezione civile sta facendo molto per aiutarvi...
“Si, sia la Protezione civile che i volontari stanno dando il massimo e sono sempre disponibile per aiutare chi ha bisogno. Sono molto organizzati. E anche la gente si sta organizzando per dormire fuori la notte: chi in macchina, chi in camper, chi in tenda. C’è proprio il terrore di entrare in casa ormai. Lo sforzo maggiore, forse, è stato quello per mettere al sicuro gli anziani negli ospedali e nelle case di riposo... hanno dovuto evacuare anche loro”.

Come guarda al futuro?
“Non lo so. Non si conoscono ancora le cause di questi terremoti, quindi è difficile stare tranquilli. Si parlava della rottura di una nuova faglia ma è ancora tutto da stabilire. Si parla anche del fatto che possano essere state le estrazioni di gas che si fanno nelle zone vicine all’epicentro a causare i sismi. Questa incertezza, ovviamente, fa sentire la gente ancora più disorientata”.

E adesso?
“Ho deciso di andare via almeno per una notte per tranquillizzarmi un attimo perché di dormire in casa non se ne parla. Siamo provati a causa delle continue scosse che abbiamo sentito negli ultimi dieci giorni e dopo quelle violente di oggi abbiamo deciso di trasferirci temporaneamente a nord, per un giorno o due, per tirare il fiato. Non so quanto ci metterò a dimenticare questa esperienza. Spero solo che finisca in fretta”.

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