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EGITTO«È stata una bomba», dicono gli Usa, ma «è troppo presto» per esserne sicuri

19.05.16 - 17:29
L'amministrazione Obama parte da questo presupposto per indagare sulla vicenda. Non confermato il ritrovamento di oggetti al largo di Creta
«È stata una bomba», dicono gli Usa, ma «è troppo presto» per esserne sicuri
L'amministrazione Obama parte da questo presupposto per indagare sulla vicenda. Non confermato il ritrovamento di oggetti al largo di Creta

IL CAIRO - La Casa Bianca rimane cauta sulle cause che hanno portato all'incidente del volo Egyptair da Parigi al Cairo: «È troppo presto», ha detto il portavoce Josh Earnest, spiegando come le autorità e gli investigatori Usa sono in stretto contatto con le controparti francesi ed egiziane. «È troppo presto per dire in modo definitive cosa può aver causato questo disastro. L'indagine è in corso e gli investigatori considerano tutti i fattori potenziali che possono aver contribuito allo schianto», ha osservato Earnest. 

L'ipotesi dell'ordigno esploso a bordo è però il punto di partenza per la gestione del caso, hanno dichiarato due ufficiali statunitensi alla CNN. Manca al momento l'evidenza della presenza di una bomba sul velivolo, ma le indagini continueranno in quella direzione.

Il ministro egiziano dell'aviazione civile afferma che la probabilità che si tratti di un attentato terroristico è «alta», sicuramente superiore rispetto all'ipotesi dell'incidente tecnico.

La compagnia aerea Egyptair ha scritto su Twitter che le persone impegnate nella ricerca dell'aereo al largo di Creta non confermano il ritrovamento di oggetti nelle acque del Mediterraneo. In precedenza alcuni media avevano pubblicato le foto di quello che sembrava un frammento del volo.

Where EgyptAir Flight 804 crashed after making erratic turns and a rapid descent https://t.co/AqZcjKsXEI pic.twitter.com/pA1gYXUt6I

— The New York Times (@nytimes)

La parola all'esperto - Escluso il missile - «perchè a quella distanza il velivolo potrebbe essere colpito solo con un sofisticato sistema terra-aria a guida radar, di cui i gruppi terroristici non risulta dispongano» - sono diverse le 'tecniche' che potrebbero essere state adottate per far precipitare il velivolo dell'Egyptair, nel caso in cui la tragedia dovesse essere, come si ipotizza, conseguenza di un attentato e, in particolare, di un'esplosione.

«Il primo scenario è quello di un ordigno collocato a bordo del velivolo con delle complicità interne», afferma Pietro Batacchi, direttore di Rid, la Rivista italiana difesa. «La memoria - sottolinea - va al charter russo della Metrojet esploso in volo nei cieli della Penisola del Sinai lo scorso autunno sulla tratta Sharm El Sheik-San Pietroburgo. In quel caso un ordigno esplosivo improvvisato sarebbe stato introdotto a bordo da un meccanico in servizio all'aeroporto di Sharm legato, per via del cugino, allo Stato Islamico e vi sarebbe stata inoltre la complicità di altro personale di sicurezza ai controlli».

Ma «uno scenario del genere - afferma Batacchi - potrebbe verificarsi più difficilmente in un aeroporto tipo Charles de Gaulle dove i controlli sono più rigorosi, soprattutto dopo l'ondata di attentatati subita dalla Francia tra il 2014 ed il 2015. E ultimamente in Francia sono stati ritirati diversi badge a personale sospetto addetto alla sicurezza o alla logistica aeroportuale».

Un'altra ipotesi sarebbe «quella dell'impiego di componenti non rilevabili ai controlli, con cui poi assemblare a bordo un ordigno improvvisato. Esattamente - osserva l'esperto - quanto accadde nel Natale 2009 sul volo 253 della Nortwest Airlines quando un terrorista nigeriano legato ad Al Qaida nella Penisola Arabica, provò a far detonare una miscela fatta di pentrite e perossido di acetone nascosta nelle mutande, ma non vi riuscì grazie anche all'intervento degli altri passeggeri». Si tratta di «poco meno di un etto di miscela: più che sufficiente, se fatta detonare con efficacia, a creare un danno irreparabile ad una struttura pressurizzata come quella della cellula di un aereo passeggeri in volo ad alta quota».

Secondo Batacchi, «un altro caso da prendere in considerazione è quello dell'A-321 della compagnia somala Daallo Airlines su cui nel febbraio scorso fu fatto esplodere un piccolo ordigno, presumibilmente un 'pacchetto' di TNT, nascosto dentro ad un laptop. L'esplosione, rivendicata poi dagli Al Shabaab, provocò uno squarcio nella fusoliera, ma l'aereo riuscì a rientrare con sicurezza all'aeroporto perché la detonazione era avvenuta poco dopo il decollo, ovvero ad una quota ancora troppo bassa».

L'ultima ipotesi è quella del dirottamento, «con un commando kamikaze che potrebbe aver preso il controllo della cabina di pilotaggio per far precipitare poi l'aereo». Ma si tratta, appunto, soltanto di ipotesi, «che potranno essere definitivamente chiarite - conclude il direttore di Rid - solo con il ritrovamento della scatola nera e l'analisi del Flight Data Recorder, che registra tutti i parametri di volo, e del Cockpit Voice Recorder, che registra invece le comunicazioni della cabina di pilotaggio».

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