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CINALiu Xiaobo, accettato il consulto di medici stranieri

05.07.17 - 19:32
Keystone / EPA
Liu Xiaobo, accettato il consulto di medici stranieri

PECHINO - La Cina ha accettato il consulto di medici stranieri in merito al cancro al fegato avanzato che ha colpito Liu Xiaobo, Nobel per la Pace e dissidente, condannato nel 2009 a 11 anni di carcere per «incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato» dopo aver ispirato la "Charta 08", il vasto piano di riforme e la fine del partito comunista unico.

Col presidente Xi Jinping in Germania dalla cancelliere Angela Merkel, Pechino ha allentato le rigidità scongiurando che la leadership cinese finisse sotto i riflettori dell'imminente G20 di Amburgo: il First Hospital of China Medical University di Shenyang, capitale del Liaoning, ha invitato un team di esperti da Germania, Usa e altri Paesi per definire una cura in grado di rispondere alla malattia di Liu, data però in fase terminale.

L'ospedale ha preso la decisione su richiesta dei familiari di Liu, in base a una breve nota postata sul sito dello Shenyang Bureau of Justice, che non ha dato dettagli sulla tempistica di quello che appare essere più un «ampio consulto medico».

L'annuncio è maturato mentre la Cina s'è trovata a far fronte alle crescenti pressioni di altri Paesi e sostenitori di Liu al fine di consentire l'accesso alle migliori cure possibili sia in patria sia all'estero in base ai suoi desideri. Liu, 61 anni, al quale è stato assegnato nel 2010 il Nobel per la Pace in forza dell'impegno sul fronte dei diritti dell'uomo in Cina, versa in condizioni molto gravi e per questo motivo, la scorsa settimana, è stato disposto il suo trasferimento dal carcere in ospedale.

Appena lunedì, sul sito dello Shenyang Bureau of Justice era stato assicurato che un pool medico cinese di massimo livello, col sostegno della famiglia, si stava prendendo cura di Liu con le «più avanzate medicine e terapie sul cancro al fegato».

In un incontro tenuto giovedì con diplomatici di Ue, Germania e Stati Uniti, un vice ministro della Giustizia di Pechino ha detto che Liu è troppo debole e malato per poter sostenere il trasferimento in altre struttura, a maggior ragione all'estero.

Intanto, prosegue a pieno ritmo la mobilitazione di attivisti e associazioni in favore del dissidente: un migliaio di cartoline sono state inviate da Hong Kong all'ospedale di Shenyang per manifestare vicinanza a Liu, secondo quanto riferito dalla Hong Kong Alliance in Support of Patriotic Democratic Movements of China, promotrice di una campagna di sensibilizzazione presso i consolidati di Ue, Usa, Canada, Germania, Francia e Gran Bretagna per sollecitare azioni sul tema al G20.

Pechino, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, tutela i diritti di coloro che «sono in carcere. Chiediamo il rispetto della sovranità giudiziaria. Nessun Paese deve interferire con gli affari interni cinesi attraverso un caso individuale».

Amnesty International ha ribadito in una nota la richiesta che a Liu e a sua moglie Liu Xia sia dato il permesso di viaggiare all'estero. «Non è mai troppo tardi per le autorità di porre fine a una farsa crudele" e l'invito a medici stranieri appare "in parte un modo di limitare le critiche internazionali».

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