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SVIZZERALa finanza internazionale sbarca in Libia

10.06.11 - 09:09
Apertura di linee di credito, forniture di carburante, ricostruzione: i conti del dopo-Gheddafi e rivelati piani segreti. Un ruolo per la Svizzera
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La finanza internazionale sbarca in Libia
Apertura di linee di credito, forniture di carburante, ricostruzione: i conti del dopo-Gheddafi e rivelati piani segreti. Un ruolo per la Svizzera

LUGANO – La finanza internazionale sbarca in Libia. Da mesi ci sono contatti tra le grandi banche, le industrie ed esponenti vicini alla Libia democratica.

Team di banchieri - Se l’urgenza risiede da mesi nelle continue e pressanti richieste di aiuti immediati e contingenti per sbloccare una guerra civile in stallo tattico, si deve anche pensare alla ricostruzione, un dato certo e ineludibile, indipendentemente da chi vinca sul terreno. Chi aveva già contratti privilegiati con la Libia, ad esempio Roma, non vuole perdere la propria posizione di vantaggio, mentre il tiramolla italiano che prima aspetta che Gheddafi vinca, poi non interviene e infine interviene solo ‘fornendo basi’ agli altri e con sorvoli senza bombardare -secondo la consolidata tradizione della ‘non-belligeranza’- ha aperto ampie finestre d’opportunità a molte altre nazioni. Non solo, come in ogni guerra si registra l’afflusso di maneggioni, profittatori, utopisti, speculatori che intendono fare fortuna sulle disgrazie altrui. Brillano invece alcuni gruppi di cittadini e professionisti democratici libici, alcuni all’estero, che da subito si sono impegnati per aiutare il popolo, basti citare la loro collaborazione con Médécins sans frontières di Ginevra per inviare intere navi cariche di medicinali ai porti libici. I particolari su questa operazione ‘svizzera’ complessa ed estesa non possono ancora essere divulgati, come pure sul fatto che un team di banker e finanzieri sta preparando ‘dalla Svizzera’ un piano finanziario per il Consiglio nazionale transitorio. In particolare, sono nati dei think-tank di supporto alla 'nuova' Libia composti da professionisti culturalmente e professionalmente motlo preparati, con studi nei migliori college occidentali. Non da ultimo, vari gruppi libici stanno già ponendo le basi per la formazione di partiti politici.

Mercato nero - Ieri, il Gruppo di contatto sulla Libia riunito ad Abu Dhabi ha preso importanti decisioni, tra cui l'apertura di linee di credito e forniture di carburante, utilizzando come garanzia i beni congelati del regime di Gheddafi, come auspicato e richiesto dai dissidenti libici da almeno 4 mesi. I finanziamenti al Consiglio nazionale transitorio libico si fondano sulla base formale tracciata dal governo italiano nella dichiarazione Italia-Cnt e firmata il 31 maggio, per fornire aiuti al Consiglio transitorio nazionale in termini di prodotti petroliferi e crediti. Il Gruppo di contatto incoraggia ad esplorare vie nazionali e mezzi per provvedere agli aiuti finanziari, anche attraverso i meccanismi che permettano ad entità controllate dal Cnt di esportare idrocarburi e fornire garanzie in modo da supportare la popolazione nei suoi bisogni più urgenti. Uno dei problemi più assillanti, da mesi, è il pagamento dei salari e la scarsità di moneta, dopo che sin dai primi giorni della rivoluzione democratica la dittatura aveva rastrellato denaro, e in particolare dollari, per creare una situazione insostenibile dalla popolazione libica nel loro vivere quotidiano e per demolire il ‘mercato nero’ in valuta estera –uno strumento indispensabile per sopravvivere in molti stati in via di sviluppo. 

Rivelazioni su piani segreti - Inoltre, la dittatura aveva cercato di tagliare i carburanti a disposizione della popolazione con sabotaggi e bombardamenti degli impianti petroliferi, specie in aprile, come a Mislah, per quanto non sempre riusciti anche per la coraggiosa opposizione al sabotaggio dei dirigenti libici degli impianti stessi. Tra l’altro, è rimasto finora taciuto il progetto di metà marzo di bombardare le piattaforme offshore d’estrazione dell’Eni italiano nel golfo della Sirte. Sin dai primi giorni della rivoluzione i dipendenti europei dell’Eni erano stati rimpatriati, lasciando gli impianti nelle mani di addetti locali o di origine orientale, poi dal regime di Tripoli giungeva una richiesta scritta all’Eni di ‘evacuare tutti’ dai propri impianti (per evitare vittime civili), preludio ad una distruzione totale da parte dell'aviazione di Tripoli e al conseguente massiccio inquinamento del Mediterraneo. Questo criminale progetto fallì grazie alla supremazia aerea che, seppur molto tardiva, venne stabilita proprio in quei giorni da Francia e Inghilterra.     

Quanto costa la guerra - Ora il fondo internazionale di aiuti finanziari per i cittadini libici è operativo, come ha confermato il vice presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) Abdel Hafidh Ghoga ad Abu Dhabi a margine della riunione del Gruppo di Contatto sulla Libia. "Abbiamo bisogno di almeno 3 miliardi di dollari per i prossimi quattro mesi, aveva detto l'ex ministro degli Esteri e ambasciatore all'Onu passato al campo democratico, Abdel Rahman Shalgam. Il Cnt sta già producendo un limitato quantitativo di petrolio e intende riprendere la produzione ad un ritmo di 100 000 barili al giorno. La Francia ha annunciato di sbloccare 290 milioni di euro che appartenevano alla Banca centrale libica, mentre il Kuwait promette 180 milioni di dollari e l’Italia 400 milioni di euro. Gli Stati Uniti non hanno ancora deciso di accedere alle richieste di sbloccare i colossali fondi del regime, nonostante il segretario di Stato americano Hillary Clinton abbia dichiarato che "i giorni di Gheddafi sono contati" e che "lavoriamo con i nostri partner internazionali attraverso l'Onu per pianificare l'inevitabile: una Libia post Gheddafi". Il segretario della Difesa Usa Robert Gates, infine, chiede l’intervento di forze armate a fianco della Nato e alle spese che in due mesi erano preventivate in 750 milioni di dollari, ma che finiranno per ammontare a 938 milioni di dollari per i soli Stati Uniti.
 

L.M.V.

Foto Keystone

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