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INTERVISTAFacebook ci spia? Risponde l'esperto

02.11.10 - 14:12
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Facebook ci spia? Risponde l'esperto

LUGANO – Sono spazi in cui si consuma una socialità virtuale, una sorta di diario interattivo condiviso tra gruppi più o meno vasti sul quale scambiarsi opinioni e condividere, foto, musica o addirittura comunicare in diretta. Sono i Social Network e tra questi il più noto e utilizzato è sicuramente Facebook.

Ed è proprio il parto del genio di Mark Zuckerberg ad essere ciclicamente nell’occhio del ciclone per quanto riguarda la tutela dei dati sensibili della propria utenza. Come vengono utilizzati questi dati? Siamo controllati? Che potere ha realmente Facebook e come cautelarsi? A rispondere è il Dott. Luca Calandro, Multimedia Marketing Specialist di Milano che si occupa di creare per diverse multinazionali molte delle applicazioni che finiscono poi sul social network più visitato del mondo.

È vero che Facebook ci spia?
Dire che Facebook ci spia, al di là dal voler sostenere tesi complottiste, è quanto meno un'imprecisione. Il suo business non si basa direttamente sulle informazioni dei singoli individui, queste vengono utilizzate piuttosto in forma aggregata per consentire la pubblicazione di annunci pubblicitari mirati. A spiarci in realtà non è tanto Facebook in sé ma chi utilizza i suoi strumenti per accedere alle nostre informazioni. Il problema scaturisce in buona parte da una certa disinvoltura di larga parte dell'utenza di Facebook, che non valuta l'opportunità o meno di diffondere certe informazioni sulla rete, ma anche da alcuni espedienti che possono a tutti gli effetti raggirare un utente poco esperto.

Quali sono questi espedienti? A quali rischi si incorre?
Il problema riguarda essenzialmente alcune applicazioni basate sulla piattaforma Facebook. Le applicazioni (funzionalità aggiuntive come giochi, quiz e sondaggi), sono progettate per stimolare la condivisione delle attività dell'utente ed innescare meccanismi virali. Sviluppate e gestite da aziende o persone esterne a Facebook, si integrano con la piattaforma Facebook accedendo ai dati personali dell'utente e a quelli dei suoi amici, fino ad arrivare al completo controllo dell'account. Le aziende investono molto sulle applicazioni perché è un modo facile e divertente per interagire con l’utenza e farsi pubblicità.

Ma come fanno queste applicazioni ad accedere ai dati personali?
 L'accesso ai dati sensibili da parte delle applicazioni non è automatico, ma richiede che l'utente fornisca esplicitamente le autorizzazioni. Concedendo l’autorizzazione si consente all'applicazione qualsiasi cosa, arrivando persino a rendere l'account uno “zombie” dedito allo spamming senza che l’utente se ne accorga. Anche se Facebook si occupa di rimuovere, grazie alle segnalazioni degli utenti, le applicazioni fraudolente, ma sono comunque molte quelle che presentano problemi di sicurezza.

Qual è l'utilizzo che fa Facebook dei dati personali?
Li utilizza per consentire l'individuazione di target, e poter così realizzare campagne pubblicitarie mirate. Facebook non è un ente benefico, offre un servizio in cambio della possibilità di usufruire dei nostri dati per trarne guadagno. Ognuno è libero di non utilizzare il servizio se ritiene che il prezzo sia troppo alto. Quello del marketing è un argomento scottante che spesso finisce con l'essere confuso e posto sullo stesso piano del tema della privacy. Internet come lo conosciamo oggi si mantiene prevalentemente grazie alla pubblicità. Sia chiaro, nessun inserzionista su Facebook avrà mai accesso diretto alle  informazioni di un utente, ma molto più semplicemente, utilizzando il database di Facebook, ha la possibilità di individuare un target di riferimento per la propria campagna. La pagina per gestire le campagne pubblicitarie su Facebook prevede l'indicazione sia di caratteristiche generiche, quali nazionalità, area di residenza, fascia di età, ma permette di lavorare anche sui gusti e sugli interessi, indicando ciò che piace e non piace agli utenti. Con budget anche limitatissimi è possibile far partire la propria campagna pubblicitaria puntando ad un pubblico quanto più possibile interessato, senza che in tutto questo Facebook abbia avuto un ruolo realmente attivo.

Quindi le impostazioni sulla privacy in questo senso non servono a nulla?

Le impostazioni della privacy riguardano la relazione tra gli utenti della piattaforma ma non le applicazioni. Ogni applicazione si comporta secondo le sue specifiche autorizzazioni. L'utilizzo corretto di queste impostazioni consente principalmente all'utente di limitare la diffusione dei propri dati verso terzi  per evitare visite inattese e, magari, indesiderate, al proprio profilo.

Qual è il comportamento che un utente di Facebook può adottare per evitare fastidi?
Nulla più della normale attenzione che una persona presta nella vita di tutti i giorni. La gestione della privacy consente di creare dei “contesti” riservati, ma che richiedono comunque un po' di attenzione. In tutti gli altri casi ciò che finisce su Facebook è da considerarsi di pubblico dominio. Ad esempio sarebbe meglio evitare foto di sé e di altri in situazioni compromettenti. Per quanto riguarda le applicazioni bisogna imparare a riconoscere quelle innocue da quelle potenzialmente pericolose. Evitare di cliccare senza pensare, chiunque sa che prima di firmare qualsiasi documento bisogna prima leggerlo. Su Internet, dove la firma non serve ma basta un click.
 

Da.Mi.

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