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In vista della finale di domenica a Parigi torna alla mente lo splendido gol del cigno di Utrecht che nel 1988 regalò il titolo all'Olanda contro l'Unione Sovietica
PARIGI (Francia) - Silvio Berlusconi se ne innamorò vedendo i suoi gol con la maglia dell’Ajax in cassetta (allora si usava così) e disse: «Andate a prenderlo». Costo dell’operazione: 2 milioni di franchi, un affare colossale. Con lui il Milan di Sacchi fu subito stellare e iniziò un’era rossonera inimitabile.
Marcel Van Basten, detto Marco, oggi 51enne, è considerato fra i giocatori più forti della storia con i suoi 303 gol in carriera, conclusasi prematuramente a soli 28 anni dopo la quarta operazione alla caviglia.
Nato il 31 ottobre 1964 a Utrecht, Van Basten ha siglato una delle più belle edizioni degli Europei, quella del 1988, firmando una delle sue 5 reti da capocannoniere con un tiro incrociato al volo che ha impietrito il portiere Dasaev nella finale vinta contro l’URSS. «Non ho mai visto un giocatore più elegante di Van Basten. Una macchina da gol che si è rotta quando stava per diventare il migliore di tutti». Diego Armando Maradona è sempre stato un grande estimatore del suo avversario milanista.
Il cigno di Utrecht, unico con Johan Cruijff e Michel Platini a vincere per ben tre volte il Pallone d’oro, vanta un record anche in nazionale, lui che è stato capace di segnare 5 reti in una sola partita (e 4 in un solo incontro di Champions League).
Marco era già conteso da piccolo. Il papà Joop, campione d’Olanda nel 1958, lo aveva iscritto a 6 anni alla scuola calcio delle squadre di Utrecht e a 12 anni Leo Beenhakker aveva cercato invano di ingaggiarlo nel Feyenoord.
Di tutto rispetto anche la carriera di allenatore con l’attuale posto di assistente del commissario tecnico Danny Blind sulla panchina dell’Olanda, che dopo sette partecipazioni consecutive alla fase finale degli Europei ha fallito clamorosamente la qualificazione a EURO 2016 a favore dell’Islanda, nonostante un disperato avvicendamento fra Guus Hiddink e Danny Blind.
Van Basten, che in carriera aveva già diretto una spumeggiante Olanda, ha comunicato le ragioni della sua scelta: «Troppo forte lo stress nel ruolo di mister, fare l’allenatore mi ha sempre più spesso causato problemi fisici e mentali, preferisco un ruolo più in ombra».
Ma nel cuore dei tifosi resta il cigno di Utrecht, al quale la Curva Sud del Milan dedicò questo striscione nel giorno del suo addio: «San Siro senza di te è come un falco senza ali».
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