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INTERVISTAGiada Besomi la psicologa sportiva che prepara menti allenate e performanti

16.04.12 - 07:46
Abita a Lamone ed è esperta di metodologie di studio e mental coach, ci parla delle tecniche che utilizza e dei buoni risultati che riesce ad ottenere in diversi ambiti professionali e sociali
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Giada Besomi la psicologa sportiva che prepara menti allenate e performanti
Abita a Lamone ed è esperta di metodologie di studio e mental coach, ci parla delle tecniche che utilizza e dei buoni risultati che riesce ad ottenere in diversi ambiti professionali e sociali

LAMONE - L’allenamento della mente, il cosiddetto “mental coaching”, consente ad ogni persona di sviluppare al meglio le proprie attitudini e di raggiungere risultati d’eccellenza in ogni ambito: familiare, scolastico, professionale, sportivo e politico.
Giada Besomi, laureata in psicologia sportiva, esperta in metodologie di studio e tecniche di connessione fra mente e corpo in qualità di “mental coach” appunto, si è avvicinata sin da piccola a questa filosofia di vita grazie alla sua passione per le arti marziali.
Oggi, a soli 25 anni, la figlia del noto terapeuta Giovanni Besomi è impegnata in diversi ambiti che la realizzano come professionista e come persona. “Insegno all’Istituto Sant’Anna di Lugano, mi dedico alle persone disabili, seguo i bambini, tengo corsi di Qi Gong e naturalmente lavoro su me stessa. La crescita di ogni persona passa dal quotidiano, dall’esito positivo nel raggiungere dei risultati chiari con delle strategie mirate, e soprattutto dalle sensazioni che si vogliono provare dopo averli raggiunti”.

Qual è il principio del mental coaching?
“Rappresentarsi anticipatamente nella nostra mente quello che poi andremo a fare. Stabilire un percorso da seguire sul quale siamo in grado di affrontare le difficoltà e gli imprevisti in maniera flessibile in modo da costruire un’armonia interna attraverso le emozioni che vogliamo provare raggiungendo i nostri risultati. Chi è in grado di apprendere da ogni cosa, anche dalla più semplice, è capace di sviluppare una notevole connessione fra mente e corpo che gli consente di affrontare con maggiore creatività ogni tipo di situazione. I bambini, per esempio, possono imparare a mangiare con il cucchiaio perché prima riescono ad eseguire a livello mentale questa azione per loro molto impegnativa, ancorandola ad una sensazione positiva. E poi la eseguono in pratica e diviene un gesto acquisito che non perdono più, una grande conquista”.

Lei è molto impegnata nell’ambito sociale e nel mondo dell’handicap, come volontaria.
“È un mondo meraviglioso da capire e da vivere, in cui raccolgo grandi soddisfazioni proprio per il tipo di approccio che richiede. Per Atgabbes di Lugano, associazione che esiste da oltre 40 anni, sono responsabile dal 2009 del campo sportivo estivo presso il centro polisportivo di Tenero, mentre con la scuola di danza Paso Adelante di Lugano seguo il corso di mixdance con balli di gruppo, salsa, bachata e tango. A livello socio-educativo, partecipo al progetto informativo sull’epilessia per la SeSi di Bellinzona con un’esposizione itinerante”.

Le sue capacità di “mental coach” hanno particolare impatto sui bambini.
“Una prerogativa della comunicazione con i più piccoli è la tranquillità interna che permetta agli adulti di dare consegne chiare per un rapporto sereno. Il bambino richiede prima di tutto armonia, coerenza, onestà: chi è in grado di rispettare i suoi tempi, ottiene risposte in sintonia con grande soddisfazione da parte di entrambi. Spesso gli adulti faticano a comunicare con i loro figli perché hanno altre modalità e non riescono ad utilizzare lo stesso linguaggio dei bambini, che chiedono - come noi del resto - la possibilità di esprimersi”.

Lei segue anche gli studenti in qualità di esperta di metodologie di studio e insegna all’Istituto Sant’Anna di Lugano,  che offre un ciclo completo dalle scuole elementari, medie, liceo e commercio. Certe materie sono sempre motivo di apprensione per gran parte dei ragazzi?
“Diciamo che le brutte note aumentano l’apprensione e la conseguente frustrazione non facilita l’apprendimento. Non si tratta di modificare il contenuto della scuola, bensì di lavorare sulla sua rappresentazione. Quasi sempre si interpreta lo studio come un obbligo per superare una prova, un esame o per entrare nel mondo professionale, anche se prima vanno ricercate le motivazioni che possono portarci ad imparare. Creare un approccio positivo, una sensazione stimolante, permette di cambiare l’immagine della scuola, spesso negativa e spossante. È il primo passo verso degli obiettivi personali. La domanda da porsi è molto chiara: che tipo di risultato voglio raggiungere e come vorrò sentirmi quando l’avrò raggiunto? Mettere a punto la relativa strategia sarà più lineare”.

Una laurea in psicologia sportiva per una ragazza che ha già collaborato con società sportive di alto livello fa una certa impressione, ma Giada Besomi applica alla competizione gli stessi principi.
“Ho iniziato sin da piccola con le arti marziali ed ho praticato anche calcio, nuoto e ginnastica. Una mente allenata favorisce la miglior coordinazione e la prestazione è agevolata. Sono convinta che in ogni disciplina i margini di evoluzione siano notevoli, perché gli allenamenti sono di solito ancora circoscritti all’aspetto fisico, tecnico e tattico, mentre quello mentale è spesso trascurato. I giocatori appartengono ad una squadra senza conoscere il vero significato di lavorare in un’équipe: ruoli ben definiti (a partire da quello dell’allenatore e dei dirigenti), motivazione, concentrazione, obiettivi e risultati da raggiungere (spesso irrealizzabili), gestione della rabbia e della frustrazione dopo una sconfitta, ancoraggio della gioia e della soddisfazione dopo una vittoria. È un campo molto vasto e affascinante, lavoro con soddisfazione anche con le squadre giovanili femminili e maschili. C’è poi tutto il percorso degli sport individuali, che è pure molto stimolante”.

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