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Sconcerto in casa dei Verdi del Ticino circa i dati secondo cui oltre mille persone, nonostante il lavoro, non arrivano a fine mese
BELLINZONA - L'esplosione dei casi di assistenza segnalata dalla deputata e coordinatrice dei Verdi, Michela Delcò Petralli (che ha già interrogato il Consiglio di Stato), ha lasciato un certo sconcerto in casa dei Verdi del Ticino. Che si domandano se in Governo le cose funzionino a dovere.
In particolare i Verdi puntano il dito contro due dipartimenti, quello delle finanze e dell'economia (DFE) e quello della sanità e della socialità (DSS): «Il Governo mostra ancora una volta una totale mancanza di strategia globale per contenere il fenomeno che tocca da vicino sempre più famiglie e lavoratori residenti - scrivono a commento dei dati forniti dalla loro coordinatrice -. A fronte di un aumento dell'11% del numero di persone a beneficio di prestazioni assistenziali (un aumento senza precedenti nella storia di questo Cantone) lo stesso esecutivo si prodiga a complimentarsi con gli imprenditori per la loro responsabilità sociale».
Per i Verdi, a questo punto, le ipotesi sono due: «O il direttore DFE non parla con il DSS e si ragiona a compartimenti stagni, oppure vi è una strategia di disinformazione concordata a tavolino per dire che sul mercato del lavoro va tutto bene».
L'ipotesi più plausibile, secondo i Verdi, sarebbe la seconda, «vista anche la reticenza del Governo nel pubblicare dei dati sull'assistenza esaustivi e visto che il loro formato che assomiglia più ad un Topolino che ha un documento ufficiale».
Resta, invece, il problema che toccherebbe sempre più famiglie residenti, «confrontate oltretutto con ulteriori tagli nelle prestazioni Laps, ultimo ammortizzatore sociale prima dell'assistenza». I Verdi sostengono perciò con forza il referendum lanciato in questo ambito e ribadiscono l'urgenza di una serie importanti di misure affinché «al mondo del lavoro sempre più deregolamentato vengano posti dei paletti, primo dei quali l'applicazione dell'iniziativa dei Verdi sui salari minimi. Lo testimoniano le oltre mille persone che nonostante lavorino non raggiungono neppure il minimo assistenziale».
