CANTONEFrontalieri che lavorano fuori dalla Svizzera, casi isolati

BELLINZONA - Il deputato PLR Matteo Quadranti ha interrogato il Consiglio di Stato in merito alla situazione giuridoco-fiscale di cittadini residenti in Italia assunti da un’azienda svizzera come frontalieri, ma operanti quasi totalmente in altro stato (nel caso specifico si trattava della Cina, Hong Kong).

Nella risposta è stato reso noto che l’Ufficio dell’imposta alla fonte si è già dovuto confrontare con casi simili, ma sono d’importanza marginale, tanto che non esiste una statistica in merito. Ogni caso è valutato secondo i diversi parametri che portano alla giusta interpretazione delle regole fiscali.

Se una persona residente in Italia richiede il permesso G come frontaliere allora risponde all’onere dell’imposta alla fonte sui redditi da attività lucrativa dipendente e ciò, a dipendenza del caso, anche in funzione dell’imposizione esclusiva riservata alla Svizzera. Al contribuente è riservata la facoltà di richiedere un’imposizione limitata ai redditi riguardanti le attività esercitate in Svizzera, l’onere della prova è a suo esclusivo carico.

L’imposta alla fonte, sostitutiva della tassazione ordinaria, fa riferimento al datore di lavoro che la versa, solo in un’analisi ispettiva l’autorità fiscale avrà la possibilità di entrare nel merito dell’analisi degli altri elementi che determinano l’obbligazione fiscale del lavoratore. A questa il dipendente è assoggettato per via dell’attività – che ha legami economici o giuridici con la Confederazione - non per una presenza personale in Svizzera.

Il diritto fiscale internazionale, in linea generale, prevede l’imposizione al luogo di lavoro. Diverse soluzioni, che possono essere valutate caso per caso in relazione a chi paga le remunerazioni – ad esempio se si tratta di un ente al di fuori della Svizzera - e alla durata dei soggiorni, possono portare alla tassazione nel solo stato di residenza.