Il grotto "sociale" ha chiuso i battenti. E saltano fuori alcuni altarini
BOGNO - Stipendi non pagati per mesi, affitti arretrati, una storia torbida di presunte «false promesse» fatte e poi rimangiate. E ancora: dipendenti pagati 10 franchi l’ora «a fronte dei 17.00 stabiliti da contratto». È un vaso di Pandora quello scoperchiato dalla chiusura, a metà ottobre, del “grotto sociale” Magnan di Bogno, in Valcolla. Che di “sociale” ci fosse poco, in realtà, nel progetto inaugurato dall’associazione Unione giovani ticinesi (Ugt) per «dare una possibilità di inserimento a persone in assistenza», lo avevamo detto tempo fa. A 20 minuti/tio quattro cittadini eritrei in assistenza avevano raccontato di esser stati «sfruttati» come manodopera abusiva all’interno del grotto e a casa del titolare. Il Cantone aveva preso le distanze.
Affitti e stipendi non pagati - Capitolo chiuso, dunque? Neanche per sogno. Ora le serrande sono abbassate, e saltano fuori «diverse mensilità non pagate» agli ex gerenti del ristorante, che si sono rivolti al sindacato. Sul caso è stata aperta una vertenza, conferma Matteo Poretti di Unia. Non solo. Anche il proprietario delle mura del grotto aspetta «diversi mesi» di affitti arretrati. Idem per l’assicurazione Rc (sospesa).
"False promesse" - Un’ex associata dell’Ugt si è rivolta all’avvocato Marco Pace di Lugano per chiedere un rimborso di 10mila franchi «versati all’associazione a fronte della promessa di un progetto sociale a favore dei più deboli». Promessa che «non è stata mantenuta» protesta la donna che – disoccupata – racconta di avere «investito tutto quello che avevo» nell’associazione e di sentirsi «letteralmente presa in giro».
"Tutte falsità" - Non è l’unica. «Ho lavorato per mesi a 10 franchi l’ora, anche se sul contratto ne sono dichiarati 17» racconta un cameriere-tuttofare proveniente da una comunità di recupero di tossicodipendenti, che a sua volta sostiene di essere stato «illuso con false parole» dall’Ugt. Il responsabile dell’associazione Alessandro Comini, da noi contattato, respinge ogni accusa. «Tutte falsità». Quanto al perché della chiusura: «Il progetto sociale non è decollato – ammette – ora siamo in trattativa per cedere l’attività».