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CONFINEExpo e 'ndrangheta, 13 arresti

28.10.14 - 12:32
Al centro delle indagini due gruppi della ‘ndrangheta radicati nel Comasco
Expo e 'ndrangheta, 13 arresti
Al centro delle indagini due gruppi della ‘ndrangheta radicati nel Comasco

COMO - La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Milano ha arrestato 13 persone accusate di associazione di stampo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d'ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio.

Come si legge sul Corsera al centro delle indagini del Ros dei Carabinieri due gruppi della 'ndrangheta radicati nel Comasco, con infiltrazioni nel tessuto economico lombardo.

Gli arrestati avevano contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale e bancario. Grazie a questi legami riuscivano ad ottenere vantaggi, notizie riservati e finanziamenti. Accertati gli interessi delle cosche in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015.

Negli ultimi anni in Lombardia si sta assistendo a un fenomeno preoccupante. Nella ricca ed operosa regione, che da sola produce un quinto della ricchezza italiana, alle prese con la crisi e la stretta creditizia, ci sono imprenditori che si affidano alla criminalità per ottenere prestiti. Una scelta disperata che si rivela un abbraccio mortale. Queste persone diventano schiavi di ricatti, come ha detto Mario Venditti, il Procuratore aggiunto di Pavia che, all'ansa, ha raccontato quanto sia ormai una realtà la collusione tra politica e malaffare. E viene citato un caso di un geometra, mai divulgato alla stampa - che tempo fa per non aver restituito un credito venne addirittura frustato nel suo cantiere, in pieno centro, da emissari di alcune 'ndrine locali.

Un altro esempio raccontato dall'Ansa Magazine è il caso di Barbara Luraghi, ex imprenditrice edile di Pogliano Milanese, località in provincia di Milano, che aveva denunciato alla Dda la pesante infiltrazione della 'ndrangheta negli appalti stradali in Lombardia dopo l'arresto del padre. 'imprenditore era stato inquisito perché aveva accettato soldi da gruppi malavitosi. La donna ha avuto il coraggio di denunciare. E da quel punto per lei è iniziato l'inferno. Ha raccontato di non è essere più riuscita a lavorare se non per lavori minori e nemmeno a "ottenere i soldi dal Fondo nazionale antiusura", che pure le erano stati assegnati sulla carta per una serie di "incredibili rimpalli di competenze tra Milano e Roma e per le lungaggini della Giustizia. La donna aveva raccontato il suo caso all'associazione Sos Racket e usura in un'intervista su You tube. I soldi che aspettava, oltre un milione di euro di rimborsi per danneggiamenti subiti da atti intimidatori, certificati da una perizia, non sono mai arrivati e la sua azienda è fallita e a casa sono rimaste oltre 20 famiglie.

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