L’esercito vorrebbe arruolarne di più. La testimonianza di due ragazze che hanno sposato la causa grigio-verde
CANTONE - In Svizzera ci sono 1’100 donne che hanno deciso di arruolarsi nell’esercito. Un numero, in aumento, che equivale allo 0,7% degli effettivi. Di queste, solo 27 sono ticinesi. Nelle scorse settimane abbiamo avuto modo di incontrarne due che hanno preso parte all’ultimo corso di ripetizione del Battaglione d’aiuto in caso di catastrofe 3 (dal 2018 cambierà nome in Battaglione di salvataggio 3).
Perché arruolarsi? - La passione per la divisa militare può nascere in famiglia. È il caso di Cheyenne Gavazzini, 22enne residente in Valsolda che in civile lavora in uno studio legale luganese: «Mio papà è poliziotto e ho avuto modo di assistere alla giornata di porte aperte durante la scuola reclute di mio fratello. Sono rimasta subito affascinata». Ed è stata proprio lei a convincere Clarissa Maffei - 24enne di Arosio - durante ESPOprofessioni, benché la ragazza fosse fin da piccola attratta dalla divisa grigio-verde.
Il rapporto coi camerati - Il rischio di essere trattate diversamente dai graduati esiste e il rapporto con i camerati maschi può essere complicato. «All’inizio erano un po’ tutti diffidenti nel farmi fare le cose, magari pensando che non ce la facessi, ma poi hanno cambiato idea. Però se un ragazzo deve dare 100, una ragazza deve dare 110», ci dice Clarissa Maffei. Qualche attrito bisogna comunque metterlo in conto: «Io ho avuto dei problemi con il mio tenente durante la scuola reclute, ma poi tutto si è sistemato», commenta Cheyenne Gavazzini.
Un bilancio positivo - Diversi sono i cliché che hanno dovuto superare (“vengono solo a divertirsi”, “l’esercito non è una cosa per donne”, eccetera) e non sempre è stato facile farsi accettare. Le due ci sono però riuscite, tanto che, secondo Clarissa Maffei, «sono più a disagio gli uomini a condividere la caserma con noi che non viceversa, anche se è sbagliato perché in questo mondo siamo noi a doverci adattare. Noi comunque ci sentiamo come a casa». Il bilancio della loro esperienza è dunque molto positivo. Non solo lo consigliano ad altre ragazze, ma vorrebbero addirittura intraprendere una carriera militare, Gavazzini come sottufficiale, Maffei come ufficiale.
Giornata informativa obbligatoria - La strategia dell’esercito in materia è chiara, come ci conferma il portavoce Daniel Reist: «Si vorrebbero attrarre più donne, che però devono rimanere volontarie. In passato si era puntato su campagne pubblicitarie isolate, che però non avevano dato i frutti sperati. La nuova idea, che tuttavia deve ancora essere discussa a livello politico, sarebbe di rendere obbligatoria la giornata informativa anche alle donne, in modo che tutte siano informate sulle possibilità che offre l’esercito». Un'informazione che, come ci confermano anche le due intervistate, è spesso latente.
Noi ne abbiamo viste all’opera due e, forse grazie proprio al fatto di essere al 100% volontarie, dobbiamo dire che non hanno nulla da invidiare ai camerati uomini.