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LUGANOPerde il lavoro per aver picchiato la figlia

24.03.17 - 06:04
La donna, operatrice sanitaria, esercitava cure a domicilio nonostante un atto d'accusa per violenza su minori. Il Dss: «Più controlli»
M. Zylberberg
Perde il lavoro per aver picchiato la figlia
La donna, operatrice sanitaria, esercitava cure a domicilio nonostante un atto d'accusa per violenza su minori. Il Dss: «Più controlli»

LUGANO - Uno schiaffo “educativo” può costare il posto di lavoro? E un anno intero di schiaffi inflitti a un minore? La risposta è sì per lo spitex Maggio. Quando l'azienda di cure a domicilio malcantonese ha assunto alle proprie dipendenze un'operatrice sanitaria del Mendrisiotto, tre mesi fa, le carte della donna sembravano in regola. La badante non ha raccontato, al colloquio d'assunzione, di essere accusata di una serie di violenze famigliari. I fatti risalgono al 2013 (l'atto di accusa è già stato emesso, si attende il processo). La vittima: una figlia adottiva di 8 anni, che nel frattempo è stata affidata a una nuova famiglia.

«Servizio delicato» - Il caso era finito su tutti i giornali, e la voce si sparge. Arriva all'orecchio dell'azienda, che nei giorni scorsi ha deciso di conseguenza di interrompere il rapporto di lavoro con la donna (per altro rea confessa). Contattato da tio.ch/20minuti il direttore di Maggio Stefano Motta non commenta, ma si limita a sottolineare che «il nostro è un servizio delicato a contatto con utenti fragili, per questo prendiamo tutte le precauzioni del caso».

Come funzionano i controlli? - Ma le domande rimangono. Secondo Myriam Caranzano dell'associazione Aspi «gli schiaffi non sono mai educativi e il fatto che siano commessi in ambito famigliare o sul lavoro è altrettanto grave». Per la legge però le cose stanno diversamente. In ambito sanitario il Dss «viene informato dei procedimenti penali a carico del personale medico-infermieristico solo se la Procura li ritiene di rilevanza. In quei casi valutiamo la sospensione cautelare della persona» spiega Stefano Radczuweit dell'Ufficio di sanità. Ma è sufficiente? 

La proposta - A seguito di recenti casi di cronaca – operatori sanitari che hanno usato la “mano pesante” magari in 3, 4 posti di lavoro prima di essere segnalati – il Cantone pensa a un giro di vite. Una sorta di “black list” degli operatori problematici verrebbe comunicata alle aziende sanitarie «in modo da evitare nuove situazioni a rischio» (la proposta è sul tavolo del Parlamento, che voterà entro l'anno). Poi però, la decisione se assumere – e licenziare – o meno «rimane una prerogativa dei datori di lavoro» fanno sapere dall'Ufficio federale di giustizia.

 

 

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