Recluta di Vacallo vittima di nonnismo: le reazioni. Ay: «Insulti omofobi e omertà. L'esercito deve cambiare»
VACALLO. È un caso limite, quello del 22enne di Vacallo finito all'ospedale dopo un'aggressione di gruppo alla caserma di Elm (GL). Ma il nonnismo tra reclute è un fenomeno più diffuso di quanto si pensi. Lo dicono - se non altri - i risultati di un sondaggio online condotto ieri su Tio.ch / 20 minuti, a cui hanno partecipato 411 persone. Di queste, 25 hanno dichiarato di esser state vittime/testimoni di atti "gravi" di goliardia durante la scuola reclute, altre 115 invece di atti "leggeri".
«Insulti e ostruzionismo» - «Non possiamo stupirci più di tanto, dal momento che spesso sono gli ufficiali i primi a sfottere le reclute e a non rispettare la legge» commenta il granconsigliere Massimiliano Ay (Partito comunista), che da anni si occupa di dare assistenza alle reclute che hanno problemi durante il servizio. «Sottoufficiali e ufficiali che si lanciano in insulti razzisti o omofobi, altri che fanno ostruzionismo quando qualcuno protesta o cerca di far valere i propri diritti. Le segnalazioni di questo tipo, da parte delle reclute ticinesi, sono molto frequenti.
Esperienza «difficile» - «Soprattutto dal punto di vista psicologico, può essere un'esperienza difficile - continua Ay - Molti però preferiscono dimenticare». Anche il Centro per la non violenza di Bellinzona ha un centralino sempre attivo: «Per lo più veniamo contattati da reclute che vogliono lasciare l'esercito perché non si trovano bene, ma non vogliono finire in prigione. Si può, anzi è un diritto. L'importante è che sappiano che siamo a disposizione».