Una truffa online ha colpito nei giorni scorsi: utenti accusati di essere in possesso di materiale proibito
BELLINZONA - «Lei è accusato di visualizzazione/distribuzione di materiale pornografico di contenuto proibito». Recita così il messaggio. Poi incalza: accusa l’utente di avere violato una fantomatica “Dichiarazione universale contro la pedopornografia”. E giù articoli di legge alla rinfusa, presunte sanzioni stratosferiche, multe «fino a 100mila franchi» o la reclusione «dai 3 ai 7 anni». Queste le minacce comparse sugli schermi alcuni computer ticinesi nei giorni scorsi.
Tre i casi segnalati al Gruppo criminalità informatica della Polizia cantonale la settimana scorsa. Trattasi di truffa, e discretamente congegnata. L’italiano è (quasi) perfetto, il mittente: un sedicente ufficio della Confederazione incaricato di riscuotere una multa di 150 franchi. Il trucco «circola da tempo in rete e viene modificato a scadenze regolari» spiega il Servizio comunicazione della Polca, che avverte: «È soprattutto importante non dar seguito alla richiesta di pagamento».
Che fare, dunque? Il consiglio è «rivolgersi al servizio Melani della Confederazione, che mette a disposizione un programma per “pulire” il computer infetto» spiega Didier Assandri, esperto di sicurezza informatica di SwissAsr. La morale da imparare: occhio alla grammatica. «Se ricevete messaggi da un sedicente ente pubblico – conclude Assandri – la presenza di errori di sintassi e d’italiano è il primo campanello d’allarme». Il secondo: il fatto di avere la coscienza pulita, si parli di pedopornografia o d’altro.