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TICINOA Chiasso e nel Luganese le farmacie incriminate

29.11.11 - 18:26
Zanini spiega la truffa: "la cassa malati pagava lo shampoo, pensando di pagare un medicamento prescritto dal medico"
Foto Ti-Press
A Chiasso e nel Luganese le farmacie incriminate
Zanini spiega la truffa: "la cassa malati pagava lo shampoo, pensando di pagare un medicamento prescritto dal medico"

MENDRISIO - Si trovano a Chiasso e nel Luganese le due farmacie coinvolte nella truffa che ha portato al rinvio a giudizio di tre farmacisti, mentre altre 60 persone tra impiegati e clienti sono stati inquisiti dal Ministero Pubblico.

La truffa - “La gente presentava in farmacia le ricette con alcuni prodotti. Il paziente ritirava solo alcuni dei medicamenti che quindi venivano regolarmente fatturati alla cassa malati, mentre altri medicamenti non li ritirava ma venivano fatturati comunque alle casse malati. Il controvalore di quei medicamenti veniva accreditato al paziente sotto forma di buoni acquisto di altri prodotti nella farmacia. Il risultato finale è che la cassa malati pagava lo shampoo pensando di pagare un medicamento prescritto dal medico”. A parlare è il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini che ha assistito da un punto di vista tecnico il Ministero pubblico. Lo abbiamo contattato nel suo ufficio e dalle sue parole evince la certezza che il rinvio a giudizio, emesso oggi, avrà un effetto significativo su eventuali truffe simili.

Questo proprio perché la tipologia di truffa non è nuova. Almeno nell’ambiente. Seppure oggi sia stato emesso il primo procedimento penale in tal senso.

“Si tratta di una truffa di cui se n’è parlato molto tanti anni fa e spero che, da domani, se c’è ancora qualcuno che la praticava, rinunci a farlo, in quanto con questo procedimento penale, il Ministero ha dimostrato di riuscire a individuare e punire tali atteggiamenti.  Tuttavia devo precisare che negli ultimi venti anni all’interno del mondo dei farmacisti si è cercato di fare pulizia e in certi casi si è trattato di una vera bonifica. Con queste misure si è riusciti a trasformare quella che era una pratica molto diffusa, in qualcosa di raro”.

Ordine dei farmacisti - Da parte del portavoce dell’Ordine dei farmacisti del Ticino, Ennio Balmelli vige invece il silenzio: “L’Ordine non rilascia alcuna dichiarazione, né prende posizione su una cosa illegale, è una questione penale” ci spiega Balmelli, che tuttavia ribadisce ad una nostra sollecitazione: “Questa pratica nel nostro ambiente non è diffusa, chi la fa contravviene alla legge e deve essere punito”.

Espulsi o non espulsi - Alla domanda se i tre farmacisti verranno espulsi dall’Ordine, Balmelli specifica che solo dopo la condanna  verrà aperto un incarto che dovrà essere  esaminato da una commissione paritetica mista, tra l’ordine dei farmacisti e il Cantone Ticino. Solo allora la commissione deciderà il da farsi”.

“Chiaramente - precisa Zanini  - quando ci sta un coinvolgimento di un operatore sanitario in un procedimento penale, il dipartimento apre una procedura davanti alla commissione vigilanza sanitaria che prende dei provvedimenti. Il Dipartimento è stato informato dal Ministero Pubblico poche ore fa, per cui la procedura amministrativa è solo all’inizio. Ma Il Dipartimento ha già avviato le verifiche necessarie che porteranno infine ad una decisione”.  
 

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