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SVIZZERAFederali, e-voting anche per i domiciliati in patria

24.07.15 - 12:34
Federali, e-voting anche per i domiciliati in patria

BERNA - Per la prima volta quest'anno, aventi diritto di voto domiciliati in Svizzera, nei cantoni di Ginevra e Neuchâtel, dovrebbero poter partecipare all'elezione del Consiglio nazionale esprimendo i loro suffragi elettronicamente. Il via libera del Consiglio federale, che per ragioni di sicurezza limita in ogni caso fortemente il numero di e-votanti, dovrebbe giungere dopo la pausa politica estiva.

Finora quattordici Cantoni, tra cui i Grigioni ma non il Ticino, hanno realizzato prove di e-voting in occasione di consultazioni popolari. Nella maggioranza dei casi questa possibilità è offerta solo ai confederati residenti all'estero.

Il 18 ottobre tredici Cantoni vogliono compiere un passo supplementare e concedere agli svizzeri all'estero iscritti nei loro cataloghi elettorali la possibilità di eleggere il Nazionale dal proprio computer. Il Canton Berna vi ha rinunciato perché il programma scelto per trattare i risultati poneva problemi.

E-elezione per svizzeri in patria - Più che l'estensione dell'elezione del Nazionale agli svizzeri all'estero, la vera novità di ottobre dovrebbe essere la concessione dello stesso diritto a 96'000 elettori ginevrini e neocastellani domiciliati in patria, come chiedono i due Cantoni.

La Confederazione, per motivi di sicurezza, vuole limitare il nuovo metodo d'elezione al 10% al massimo di tutti gli iscritti in catalogo (domiciliati in Svizzera e all'estero). La volontà è di estendere questa possibilità, ma verifiche realizzate da istituzioni esterne e indipendenti prevedono "nuove esigenze in materia di sicurezza", ha spiegato all'ats la Cancelleria federale (CaF). Per quanto concerne le richieste inoltrate dai singoli Cantoni per le e-elezioni, il Consiglio federale si esprimerà tra qualche settimana.

Sicurezza: tallone d'Achille dell'e-voting - La questione della sicurezza del voto elettronico infatti è tutt'altro che risolta. Uno dei problemi è costituito dalla frammentazione dei sistemi attuali: due sono sviluppati da imprese private, la filiale svizzera del gruppo statunitense Unisys per un "consorzio" di nove Cantoni e l'azienda spagnola SCYTL per Neuchâtel; Ginevra ha elaborato un sistema proprio, a cui hanno aderito anche Berna, Basilea Città e Lucerna.

Per Cédric Jeanneret, membro del Partito pirata (formazione che si batte in particolare per il libero accesso al sapere e per la protezione della sfera privata in internet), "la democrazia non può essere lasciata ai privati, ancora meno a Paesi le cui leggi sulla protezione dei dati e il segreto del voto non sono gli stessi che in Svizzera". Pure contattato dall'ats, l'incaricato vallesano della protezione dei dati Sébastien Fanti ha espresso lo stesso parere.

PPD: linguaggio di programmazione in mani pubbliche - Le medesime preoccupazioni hanno recentemente indotto il presidente del PPD e consigliere nazionale Christophe Darbellay a depositare una mozione. A suo avviso, il sistema di voto on line dovrebbe appartenere esclusivamente allo Stato. Più concretamente il vallesano chiede che i programmi siano nelle mani della collettività e i cosiddetti "codici sorgente" (linguaggio di programmazione) siano aperti al pubblico.

Per Jeanneret, informatico di professione, è irragionevole proseguire i test di e-voting perché a suo avviso i rischi di hacking (che possono produrre una manipolazione dei risultati o l'accesso ai voti quando ancora sono legati all'identità dei cittadini) sono troppo grossi. Fanti dal canto suo teme soprattutto i rischi di spionaggio.

Con e-voting la partecipazione non cresce - La Svizzera è pioniera a livello mondiale in materia di e-voting. In Europa test sono stati effettuati solo in Estonia, Francia e Norvegia, ma il Paese scandinavo vi ha poi rinunciato l'anno scorso. Malgrado la diffusione e la conoscenza del sistema, analisi realizzate nei cantoni di Ginevra e Neuchâtel hanno rivelato che solo il 20% degli elettori a cui è stato offerto l'uso del voto elettronico ne ha approfittato. D'altro canto secondo dati zurighesi, l'e-voting non mobilita gli svizzeri all'estero.

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