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BERNA Schneider-Ammann intende diminuire il costo del lavoro

23.01.15 - 16:15
"Non voglio certamente diminuire le paghe", ha chiarito in seguito il ministro dell'economia
Schneider-Ammann intende diminuire il costo del lavoro
"Non voglio certamente diminuire le paghe", ha chiarito in seguito il ministro dell'economia

BERNA - Il ministro dell'economia Johann Schneider-Ammann intende ridurre il costo del lavoro in Svizzera e a tale scopo convocherà rapidamente due "tavole rotonde": una per gli esponenti dell'economia, l'altra per i vertici delle parti sociali. Bisognerà in particolare trovare soluzioni per semplificare la burocrazia aziendale e rendere più flessibili i tempi di lavoro. Eventuali tagli salariali sono da considerare solo un'ultima ratio e se il potere d'acquisto è mantenuto grazie ad una diminuzione dei prezzi, ha affermato in un'intervista pubblicata oggi dai quotidiani svizzero tedeschi "Tages-Anzeiger" e "Der Bund". "Non voglio certamente diminuire le paghe", ha chiarito in seguito con un giornalista dell'ats al margine del Forum economico mondiale (WEF) di Davos.

È evidente - ha detto il ministro all'ats - che il livello salariale gioca un ruolo nella gestione di una situazione difficile come quella attuale. Ma le aziende svizzere fanno tutto il possibile per aumentare l'efficienza e rimanere concorrenziali. "Ed è anche quello che mi aspetto da loro", ha sottolineato.

Schneider-Ammann ritiene che "in questa difficile situazione sia assolutamente realistico che le paghe non aumentino". Ma - ha aggiunto - con la stabilità dei prezzi è possibile sbarcare il lunario con la stessa paga. Inoltre per gli imprenditori i tagli alle remunerazioni sono l'ultimo mezzo a cui fare ricorso in situazioni estreme. E comunque egli sottolinea che non è compito suo immischiarsi nelle questioni salariali: esse sono di competenza della parti sociali.

D'altro canto, il ministro dell'economia non crede che negli ultimi anni le aziende svizzere non si siano preparate ad una situazione difficile, prevedibile e scontata. Tutte - ha detto all'ats - hanno saputo innovare, hanno migliorato la struttura dei costi e hanno registrato utili. E questi ultimi non sono stati distribuiti in misura insensata. Per molti imprenditori però il corso di 1,20 franchi per un euro è stata una sfida enorme da affrontare. "Non credo che nel frattempo siano riusciti ad accumulare molte riserve".

Di fronte alla forte valutazione del franco, l'obbiettivo del capo del Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR) è di mantenere il livello di occupazione più alto possibile in tutti i settori e di evitare una deindustrializzazione della Svizzera. Ma "se non si abbattono i costi perdiamo impieghi", avverte nell'intervista ai quotidiani il consigliere federale.

In tal senso occorre quindi lavorare subito tutti assieme per concordare rapidamente soluzioni comuni. In primo luogo, secondo Schneider-Ammann, "bisogna ridurre la burocrazia ovunque ciò sia possibile al fine di diminuire i costi". In secondo luogo si deve discutere apertamente anche di durata di lavoro, di flessibilità dei tempi di lavoro, di salari, di contributi sociali, di indennità e di spese. Tutti dovranno fare concessioni affinché l'economia elvetica rimanga concorrenziale, aggiunge. Per il ministro dell'economia "la ricetta alla base del successo svizzero è stata e rimane il partenariato sociale".

I salari - sottolinea nell'intervista - sono una questione da risolvere tra datori e dipendenti, e i contratti collettivi sono un buono strumento. Un esempio è l'articolo 57 del CCL nel settore delle macchine, dell'elettronica e della metallurgia (MEM): il cosiddetto articolo di crisi che, temporaneamente e a determinate condizioni, consente aumenti della durata di lavoro non pagati. "Ma, prima che i partner sociali siano costretti a discuterne per salvare i posti di lavoro, la politica ha il pressante dovere di migliorare le condizioni quadro affinché si riducano gli altri costi di produzione". Così, se diminuiscono i prezzi, il potere d'acquisto dei singoli è mantenuto anche se si dovesse giungere ad un taglio delle remunerazioni, osserva il responsabile del DEFR.

Nell'intervista il ministro dice che i dirigenti di industria, Banche ed altri settori da lui incontrati ieri al WEF di Davos hanno tutti auspicato che la politica migliori ulteriormente le normative della piazza elvetica. Ad esempio portando a termine la terza riforma della tassazione delle imprese, al fine di eliminare l'incertezza che sussiste attualmente. È inoltre stato richiesto di limitare la burocrazia ed avanzare nei trattati di libero scambio.

Oltre alle due "tavole rotonde" il governo mette poi all'opera la delegazione del Consiglio federale per la politica economica, diretta dallo stesso Schneider-Ammann e che comprende Eveline Widmer-Schlumpf (finanze) e Doris Leuthard (ambiente, trasporti, energie e comunicazioni). Essa - ha spiegato Schneider-Ammann - dovrà escogitare molte piccole misure che si possano applicare rapidamente "È evidente, comunque, che non abbiamo la bacchetta magica", conclude il ministro.

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