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SVIZZERASe il rifugiato si chiama "Girmay Bignasca"...

01.10.12 - 10:25
Amnesty International colora di nero il leader della Lega, Christoph Blocher e altri politici noti per le posizioni contrarie al tema dell'asilo
Foto Amnesty International
Se il rifugiato si chiama "Girmay Bignasca"...
Amnesty International colora di nero il leader della Lega, Christoph Blocher e altri politici noti per le posizioni contrarie al tema dell'asilo

LOSANNA - Un carro armato avanza tra le macerie di palazzi distrutti a dicembre. Tutt'intorno morte e desolazione. In primo piano un uomo, il volto preoccupato, la chioma bionda e la coda di cavallo raccolti da un folaurd. E' "Jussuf" Freysinger, che rimpiange di non aver potuto fuggire dagli scontri che da mesi insanguinano la Siria a causa dell'inasprimento delle norme sul diritto d'asilo.

Si tratta di uno dei messaggi visivi della campagna "Ora basta" di Amnesty International Svizzera. Giocata per la prima volta sul tema della satira politica, ha per protagonisti personaggi noti per le loro posizioni aspramente contrarie al tema dell'asilo. I politici in questione vengono rappresentati nei panni di persone costrette ad abbandonare i loro Paesi.

 

"Girmay Bignasca" - Anche il Ticino è rappresentato, e a raccontare la sua disavventura è "Girmay Bignasca" rifugiato eritreo: "Sono stato in mare 21 giorni. C'erano 80 persone sul battello. Solo cinque di esse sono sopravvissute. Dopo tre giorni, non c'era più acqua, niente più da mangiare e anche la benzina era finita. Il battello era alla deriva. Era agosto e non ha piovuto. Alcuni hanno provato a bere la propria urina e hanno vomitato. Dopo otto giorni è morto il primo passeggero. C'erano 25 donne, una sola è sopravvissuta. Tutti i giorni moriva qualcuno". Il tragico racconto della traversata è reale, anche se ovviamente non è stato fatto dall'inesistente ego del leader della Lega dei Ticinesi.

 

Video - Amnesty ha fatto le cose in grande, realizzando pure un breve video che mostra due profughi somali con le fattezze di Christoph Blocher e Ueli Maurer, infreddoliti e affamati sotto la piogga davanti a una baracca per "asilanti", "totalmente frustrati" mentre cucinano la loro mascotte Zottel, di cui spuntano le corna caprine da una pentola. "Con questa trovata Amnesty International cerca di favorire l'immedesimazione e la solidarietà nei confronti dei richiedenti asilo" spiega l'associazione.

 

Dal 1981 ad oggi, continua Amnesty, le continue revisioni legislative hanno svuotato progressivamente il diritto d'asilo del suo contenuto. "La normativa non è più concepita come uno strumento per accordare protezione alle vittime di persecuzioni bensì come uno strumento di politica migratoria inteso a restringere un flusso considerato indesiderabile", dichiara Denise Graf, giurista e specialista del diritto d'asilo ad Amnesty International.

 

Modifiche in Parlamento - Avvalendosi di una clausola d'urgenza, il Parlamento ha deciso di applicare immediatamente due misure, contenute nella riforma della legge varata settimana scorsa. Si tratta dell'abolizione della possibilità di presentare domande presso le ambasciate e del non riconoscimento dello status di rifugiati ai renitenti. "Queste misure possono comportare gravi conseguenze per coloro che sono perseguitati da regimi brutali, come gli obiettori di coscienza eritrei o siriani, o i difensori dei diritti umani", spiega Denise Graf.

 

L'UDC considera però insufficienti le restrizioni appena introdotte dal Parlamento e ha preannunciato la preparazione di una nuova iniziativa sul diritto d'asilo che dovrebbe prevedere l'internamento in centri appositi dei richiedenti asilo durante tutto il tempo della procedura. Oltre a ciò, la procedura d'asilo e i termini di ricorso dovrebbero essere drasticamente ridotti – 30 giorni per la procedura e 10 per il ricorso – e ciò sulla base di un articolo di legge. "La prima misura è semplicemente incostituzionale mentre la seconda equivarrebbe, di fatto, a cancellare qualsiasi possibilità di ricorso", ha commentato Denise Graf.

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