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SVIZZERALegge sull'asilo, Amnesty International critica la Svizzera

23.05.13 - 01:00
Le modifiche sull'accoglienza dei rifugiati non sono viste di buon occhio: "Si accorda maggiore importanza alla protezione delle frontiere che a quella degli esserei umani"
Foto Keystone Karl Mathis
Legge sull'asilo, Amnesty International critica la Svizzera
Le modifiche sull'accoglienza dei rifugiati non sono viste di buon occhio: "Si accorda maggiore importanza alla protezione delle frontiere che a quella degli esserei umani"

BERNA - In materia di diritti dell'uomo la Svizzera nel 2012 ha compiuto alcuni progressi, rivela il rapporto annuale di Amnesty International. La Confederazione continua però a raccogliere brutti voti per quanto concerne l'accoglienza dei rifugiati. L'organizzazione prende di mira in particolare le ultime modifiche della Legge sull'asilo (LAsi), giudicate restrittive.

 

Una parte di queste misure è già in vigore, ma deve ancora passare l'esame popolare il prossimo 9 giugno. "Questa votazione è un simbolo", commenta Manon Schick, direttrice generale della sezione elvetica di Amnesty International. Simbolo di una chiusura che si generalizza, in Svizzera come nel resto d'Europa.

"Si accorda maggiore importanza alla protezione delle frontiere che a quella degli esserei umani", deplora Schick, contatta oggi dall'ats.

 

Tra le misure urgenti sottoposte a referendum Amnesty giudica particolarmente gravi la soppressione del diritto di chiedere l'asilo nelle ambasciate svizzere e l'esclusione dell'obiezione di coscienza quale motivo per ottenere lo status di rifugiato.

 

"Per la prima volta la legge lede il nocciolo della protezione delle persone che corrispondono allo status di rifugiato", avverte Schick. Non si tratta più di prevenzione degli abusi, ma semplicemente di ridurre la protezione di persone che ne hanno bisogno.

 

L'accettazione della revisione della LAsi il 9 giugno per Amnesty costituirebbe "un primo passo verso uno smantellamento sempre più grande del diritto d'asilo" e verso qualsiasi tipo di pratiche arbitrarie (come ad esempio quote per paese d'origine).

 

Il rapporto menziona una decina di "misure restrittive" nel diritto d'asilo, tra cui anche l'esclusione dei figli maggiorenni dal riconoscimento dell'asilo famigliare e l'imposizione di un periodo di dieci anni e di un'integrazione riuscita per l'ottenimento di un permesso di dimora.

 

Se continua a sottolineare la discriminazione dei migranti e delle minoranze religiose ed etniche in Svizzera, d'altra parte il rapporto constata importanti progressi nell'ambito della protezione delle donne e cita la legge contro i matrimoni forzati, il programma di prevenzione della violenza domestica nonché il piano nazionale di lotta contro la tratta degli esseri umani. "La Svizzera ci si è messa tardi, ma ha compiuto un passo importante", sottolinea Schick.

 

Un altro miglioramento, seppur modesto, riguarda la responsabilità delle multinazionali con sede in Svizzera per quanto concerne i diritti dell'uomo: Berna ha accettato di elaborare una strategia nazionale sulla questione. "Un mini passo in avanti", commenta la responsabile della sezione elvetica di Amnesty, rallegrandosi comunque del fatto che alcune società hanno già percepito l'importanza di questa iniziativa e la sostengono.

 

Il rapporto rileva pure le misure prese per limitare il ricorso alla forza in occasione delle espulsioni coatte dopo la morte di un richiedente l'asilo all'aeroporto di Zurigo nel 2010 e la ratifica di varie convenzioni internazionali.

 

Ats

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