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BERNA«Sì alla sicurezza alimentare per uno sviluppo sostenibile»

22.08.17 - 10:24
Il comitato interpartitico Verdi, Verdi liberali, PLR e PS raccomanda di votare favorevolmente il 24 settembre
«Sì alla sicurezza alimentare per uno sviluppo sostenibile»
Il comitato interpartitico Verdi, Verdi liberali, PLR e PS raccomanda di votare favorevolmente il 24 settembre

BERNA - È necessario promuovere una filiera agroalimentare orientata al mercato, sostenibile e connessa sia a livello nazionale che internazionale. Con queste argomentazioni, un comitato interpartitico (Verdi, Verdi liberali, PLR, PS) denominato "Sviluppo", raccomanda agli elettori di adottare il decreto federale sulla sicurezza alimentare, in votazione popolare il prossimo 24 settembre.

Il decreto è nato in parlamento come controprogetto diretto all'iniziativa popolare "Per la sicurezza alimentare" dell'Unione svizzera dei contadini (USC), poi ritirata.

Lanciata in reazione alla Politica agricola 2014-2017, la proposta di modifica costituzionale chiedeva di rafforzare l'approvvigionamento della popolazione con derrate alimentari provenienti da una produzione indigena sostenibile, adottando provvedimenti contro la perdita di terreni coltivabili.

La maggioranza dei deputati ha però ritenuto che fosse formulata in modo non sufficientemente chiaro e troppo incentrato sulla produzione indigena. Secondo il parlamento avrebbe addirittura potuto causare un'involuzione della politica agricola, con una crescita della produzione a scapito dell'ambiente, un aumento dell'intervento statale e un più marcato isolamento economico.

Il consigliere nazionale di Basilea Città Beat Jans ha raccomandato il sì alle urne perché il nuovo articolo costituzionale protegge il paesaggio, promuove il commercio equo e limita fortemente lo spreco di cibo.

Per noi Verdi, ha sottolineato il "senatore" ecologista di Ginevra Robert Cramer, "è importante il principio della sostenibilità". Quest'ultimo principio è già ancorato nella Costituzione, ma grazie al nuovo articolo viene esteso anche alle importazioni.

Per il PLR, ha invece spiegato il consigliere nazionale Matthias Jauslin di Argovia, si tratta soprattutto di evitare l'isolamento che avrebbe comportato l'iniziativa dell'USC. Il controprogetto ha questo di positivo per noi, ha sottolineato, perché avvicina di più l'agricoltura alle esigenze del mercato. L'obiettivo è estendere ulteriormente gli accordi di libero scambio, ed è ciò che il nuovo articolo costituzionale consente di fare.

Il Verde liberale di Berna Jürg Grossen (BE) ha affermato di apprezzare il connubio tra sostenibilità, commercio e produzione, senza dimenticare le esigenze dei consumatori.

Per Sara Stalder, direttrice della Fondazione per la protezione dei consumatori svizzerotedesca (SKS) ha dal canto suo tessuto le lodi del mercato che permette ai consumatori di far capo ad un assortimento più ricco e di qualità.

Sono cinque i pilastri su cui si fonda il decreto. In primo luogo chiede di garantire la conservazione delle basi per la produzione agricola, in particolare le terre coltive, ma anche l'acqua e le nozioni tecniche.

Secondariamente, la produzione alimentare deve essere adeguata alle condizioni locali per non gravare eccessivamente sugli ecosistemi, impiegando in maniera efficiente le risorse disponibili, come il suolo, l'acqua e le sostanze nutritive.

In terzo luogo, bisogna consolidare la posizione di mercato della filiera agroalimentare svizzera, riducendo l'intervento statale e orientando maggiormente l'offerta alle esigenze del mercato.

Quarto: migliorare le relazioni commerciali con l'estero, vista la dipendenza della Svizzera dalle importazioni alimentari, di macchinari agricoli, di diesel e concime. In tal modo, secondo il governo, si aumentano anche le opportunità per i contadini di esportare i loro prodotti.

È infine importante ridurre i rifiuti, producendo alimenti nel rispetto delle risorse.

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