L’uomo continua a tornare in Svizzera. Heinz Brand (Udc): «Non possiamo controllare tutti i valichi doganali 24 ore su 24»
ZURIGO - Un cittadino montenegrino sta dando non poco lavoro alle autorità elvetiche: espulso per ben quattro volte dalla Svizzera, è infatti sempre tornato indietro e ora attende una quinta espulsione, riporta la SonntagsZeitung. Ogni volta viene riportato nel proprio Paese con un volo speciale. Ogni volta per un costo medio di 50mila franchi.
Giunto in Svizzera per la prima volta all’inizio degli Anni ‘90 come richiedente asilo, il 43enne montenegrino era stato presto rimpatriato. Nel 2008 aveva poi sposato una 18enne svizzera in Montenegro e la coppia si era stabilita nella Confederazione. Al momento di fare domanda di permesso, l’uomo aveva indicato di non avere condanne penali.
Le stesse, però, sono emerse quando è finito nel radar della polizia per violenza domestica e la moglie maltrattata ha vuotato il sacco con gli inquirenti. Si è scoperto così che il 43enne aveva perpetrato in passato diversi furti aggravati e aveva all’attivo anche un triplice tentato omicidio. Nel 1998, in Germania, era stato condannato a dieci anni di carcere. Giudicato a rischio recidiva, l’uomo è stato così invitato a lasciare la Svizzera.
Nonostante il divieto d’ingresso illimitato, però, il montenegrino è tornato nel nostro Paese illegalmente diverse volte. Fra il giugno 2015 e il giugno 2016 è stato così rimpatriato in Montenegro per quattro volte con voli speciali, indica il Tribunale federale. Lo scorso settembre è stato acciuffato per la quinta volta ed ora si trova in carcere in attesa di rinvio coatto. Che ancora una volta dovrebbe essere effettuato con un volo speciale.
Autorità impotenti
Questo esempio rivela l’impotenza delle autorità di fronte a persone espulse che continuano a ritornare in Svizzera. Heinz Brand, consigliere nazionale Udc e presidente della Commissione delle istituzioni politiche, dichiara: «Non è possibile controllare tutti i valichi doganali 24 ore su 24 per questi singoli casi. Non si può nemmeno legare un criminale nel suo Paese d’origine». La soluzione, secondo lui, è quindi una sola: servono pene più severe per la violazione dell’espulsione e del divieto d’ingresso. «Dobbiamo dimostrare di applicare il nostro diritto - afferma Brand -. Cercare di persuadere certe persone con le buone non serve a niente».
Perché i precedenti non erano noti?
Ida Glanzmann, consigliera nazionale del Ppd, non è dello stesso avviso: «Se mettiamo queste persone in carcere rimangono qui semplicemente più a lungo causando costi: non è quello che vogliamo», commenta. Glanzmann si dice però delusa del fatto che le autorità non siano venute a conoscenza dei precedenti dell’uomo già al suo arrivo in Svizzera: «Grazie allo scambio di dati dovremmo venire a sapere se qualcuno ha già riportato delle condanne in Germania», sottolinea.
«Per quanto possa dare fastidio, non possiamo semplicemente dare loro un biglietto del treno».
Anche la politica socialista Priska Seiler Graf, esperta di questioni di sicurezza, invoca una maggiore collaborazione internazionale: «Certe persone rappresentano un rischio per la sicurezza. È importante poter reagire velocemente se una persona con precedenti penali si trova illegalmente nel nostro Paese». È necessario però tenere presente, continua Seiler Graf, che qui ci troviamo di fronte a un singolo caso estremo.
La socialista non vede del resto alternative ai voli speciali: «Per quanto possa dare fastidio, non possiamo semplicemente limitarci a dare a queste persone un biglietto del treno» e chiedere loro di partire, afferma.