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SVIZZERAPoca pratica all’esame. "Li aiutino i genitori"

25.09.15 - 07:32
Per diminuire il numero di incidenti di neopatentati ci sarebbe bisogno di più pratica prima dell’esame. Ma non è sempre semplice.
Poca pratica all’esame. "Li aiutino i genitori"
Per diminuire il numero di incidenti di neopatentati ci sarebbe bisogno di più pratica prima dell’esame. Ma non è sempre semplice.

BERNA - Negli scorsi giorni l’Ufficio svizzero per la prevenzione degli infortuni (Upi) ha consigliato agli allievi conducenti di guidare almeno 3 000 km prima di presentarsi all’esame. In ore di guida si parlerebbe di circa un centinaio, non per forza da svolgere con un insegnante. Il motivo? Secondo l’Upi sarebbe necessaria più esperienza prima di mettersi in strada da soli. Chi si presenta al vaglio dell’esperto è quindi spesso troppo acerbo? «Gli allievi vogliono fare l’esame il prima possibile, è normale», spiega Ravaldo Guerrini presidente dell’associazione dei maestri conducenti della Svizzera orientale (Ovf). Spesso e volentieri, inoltre, i ragazzi fanno pochissima pratica da soli. Questa tendenza è confermata anche da Marco D’Amico, Presidente dell’associazione basilese dei maestri conducenti (Rbf): «I genitori spesso e volentieri non hanno tempo da dedicare alla scuola guida dei figli oppure non vogliono metterli al volante della loro automobile».

Quindi la pratica ricade tutta sull’istruttore: «Chi impara a guidare solo con l’ausilio dell’istruttore arriva senz’altro all’esamepiù preparato», certo è che si tratta di una spesa non indifferente e, secondo alcuni, non a prova di bomba. «Così manca la routine, la naturalezza di mettersi alla guida di un veicolo che sia tuo», spiega Willi Wismer dell’Associazione zurighese dei maestri conducenti (Zfv). Tutti gli esperti però concordano su una cosa: la campagna dell’Upi è un buon punto di partenza anche se a molti sembra una scusa per rimpinguare le tasche delle scuole. «Non deve andare per forza così», spiega D’Amico, «basterebbe che i genitori dedicassero un po’ del loro tempo ai figli piuttosto che pagare loro tutto quanto». 

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