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SVIZZERAGli aiuti sociali devono essere più mirati

20.03.15 - 15:00
Gli aiuti sociali devono essere più mirati

BERNA - L'aiuto sociale, da tempo preso di mira dalla destra, è in piena revisione. Consultati in materia, Cantoni e Comuni non rimettono fondamentalmente in questione gli importi, ma chiedono di rafforzare le sanzioni.

L'indagine lanciata fino a oggi dalla Conferenza svizzera delle istituzioni dell'azione sociale (COSAS), un'associazione di diritto privato che conta 900 membri (Cantoni, Comuni, servizi sociali e associazioni private), mira a rispondere a chi critica l'aiuto sociale giudicandolo troppo generoso e inefficace contro gli abusi.

La Conferenza per il momento si rifiuta di esprimersi sulle risposte ricevute in vista di una revisione delle sue direttive e rinvia al suo rapporto di sintesi previsto per la fine di maggio. Le relative raccomandazioni saranno poi trasmesse alla Conferenza dei direttori cantonali delle opere sociali.

Che il tema sia sensibile lo dimostra anche un'indagine condotta dall'ats tra vari Cantoni e Comuni sulla loro presa di posizione. Spesso viene rilevato che si tratta di una consultazione "interna" e quindi non destinata alla pubblicazione. Comunque si intravvedono alcune tendenze.

Per quanto riguarda il forfait di mantenimento (aiuto di base), la maggioranza degli intervenuti non ne auspica un abbassamento. Oggi la COSAS raccomanda per esempio un importo di 986 franchi per una persona sola. Alcuni vorrebbero essere meno "generosi" con i giovani e il canton Berna con le economie domestiche numerose.

Nella Svizzera tedesca il tono del dibattito è nettamente più duro che nel resto del paese. Il malcontento in certi casi è stato tale che alcuni Comuni hanno girato le spalle alla Conferenza. Anche le misure preconizzate sono più severe.

Per Bienne (BE) e Dietikon (ZH) bisognerebbe poter sanzionare gli abusi con una riduzione del forfait di almeno il 35-40%. Un taglio del 15% non basta più per far cambiare il comportamento degli interessati, affermano i due comuni con molti beneficiari. Inoltre, l'applicazione delle sanzioni cozza spesso con ostacoli formali e giuridici che impediscono un'azione rapida. Anche il Cantone di Berna ritiene che si debbano rafforzare le possibilità di sanzioni per i casi gravi e ripetuti di persone che non cooperano portando il taglio dall'attuale 15% al 30%.

Per quanto riguarda la Romandia, a Ginevra gli assistenti sociali sono per un aumento dell'aiuto di base e una diminuzione del "supplemento d'integrazione" che mira ad incoraggiare i beneficiari a fare degli sforzi per uscire dall'aiuto sociale. Il Canton Neuchâtel, con un tasso di beneficiari del 7,3%, il più alto a livello cantonale, punta piuttosto al rafforzamento delle sanzioni. Il suo capoluogo ha già introdotto misure restrittive, rileva Fabio Bongiovanni (PLR), municipale incaricato della socialità.

Anche il Vallese auspica da parte della COSAS un inasprimento di alcune raccomandazioni per le persone che non rispettano le regole e per i giovani. Il canton Vaud propone lo statu quo con una norma unica che comprenda il forfait di mantenimento e il supplemento minimo d'integrazione.

La sensibilità del dibattito nella Svizzera tedesca non è dovuto solo alle direttive della COSAS, ma anche ad un sistema diverso di ripartizione dei costi. Mente in Romandia quasi ovunque c'è una perequazione intercomunale e una ripartizione Cantoni/Comuni, nella Svizzera tedesca l'aiuto sociale compete spesso ai soli Comuni che si trovano così confrontati a costi molto alti.

Le nuove norme della Conferenza dovrebbero entrare in vigore nel gennaio prossimo. Da notare che alla fine del 2013 257'192 persone (3,2% della popolazione) ricevevano prestazioni dell'aiuto sociale in Svizzera.

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