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LNACaso Holden: così si perde di credibilità

25.10.13 - 10:56
La decisione del Tribunale sportivo di respingere il ricorso del Lugano, ha aperto una falla importante nel senso di etica sportiva e di precauzione verso la salute dei giocatori
Keystone / Karl Mathis
Caso Holden: così si perde di credibilità
La decisione del Tribunale sportivo di respingere il ricorso del Lugano, ha aperto una falla importante nel senso di etica sportiva e di precauzione verso la salute dei giocatori
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LUGANO –  “Il Tribunale sportivo ha ritenuto che Holden non sia intervenuto su Julien Vauclair con l’intento di far male”. Ecco la motivazione con la quale è stato respinto il ricorso presentato dal Lugano in merito alle otto giornate di squalifica inferte all’attaccante dello Zugo, reo di aver caricato alla testa il difensore bianconero lo scorso 5 ottobre alla Resega.

A guardare le immagini e a leggere la sentenza c’è da restare basiti: si dice che a pensar male, a volte ci si indovina, e in questo caso la Lega non ha certo fatto una bella figura. Anzi…

Con un’affermazione di tale portata, dopo una squalifica ritenuta dai più minima e non certamente punitiva, la stessa Lega perde ancora di più di credibilità. Come si può punire con sole otto giornate di squalifica un giocatore recidivo come Holden? Le 28 giornate di squalifica già ricevute dal canadese dello Zugo, la cui quasi totalità a causa di cariche alla testa, non significano nulla? Il giudice unico, oltre a scrivere “lettere di apprezzamento” per alcuni giocatori, non sarebbe il caso che analizzasse anche queste peculiarità?

Si sa che l’hockey è un gioco di contatto, fisico, in cui i colpi si danno e si prendono: con una frase fatta potremmo dire “non è un gioco da signorine” (ci scusino le lettrici del gentil sesso!). Ma questo non deve mai mettere a repentaglio la salute fisica dei giocatori; in questo caso non si parla di simulazioni, come avviene a volte nel calcio, ma di dati di fatto. Josh Holden, uno dei giocatori più recidivi del campionato svizzero, tornerà a breve in pista, mentre Julien Vauclair (prendiamo lui ad esempio, visto che è stato l’ultimo in ordine di tempo a subire l’eccessiva durezza del canadese dei Tori) dovrà stare fuori ancora per non si sa per quanto tempo a causa della commozione cerebrale. Follia!

Ci si aspettava, già dal principio, una punizione esemplare. Si era paventata una squalifica molto lunga o –come ci spiegò Patrick Fischer – l’allontanamento del canadese dal campionato svizzero. È forse troppo? Troppo dura come presa di posizione? Ma cosa dobbiamo aspettare? Che come in tutte le cose della vita, deve capitare qualcosa di grave per poi intervenire? Anche l’infortunio subito da Westrum a causa di una carica alla testa da parte di Heins, che ha praticamente messo fine alla sua carriera, rovinandogli anche la vita, non è un monito da cui prendere esempio per intervenire aspramente su queste cose?

Ciò che comunque desta più impressione è la frase: “Holden non sia intervenuto con l’intento di far male”. Allora dovremmo capire, o farci spiegare, cosa serviva quel gomito alto rivolto verso la testa di Vauclair… I misteri dell’hockey.

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