La società ha così spiegato i motivi dell’allontamento dell’head coach: «Forse abbiamo buttato via un mese ma mi tengo stretta i punti ottenuti a dicembre». E su Fazzini...
LUGANO - L’era Shedden a Lugano è terminata, e con il canadese sono 13 gli allenatori che sono passati dalle parti della Resega negli ultimi 10 anni: decisamente troppo per una società che vuole puntare in alto e vuole avere un minimo di continuità.
Il canadese, assieme a Pat Curcio, paga colpe proprie e non solo, paga anche colpe della società e dei giocatori. La stessa società, per bocca di Vicky Mantegazza e Roland Habisreutinger, ha spiegato i motivi dell’allontamento dell’ormai ex head coach.
Dopo le canoniche frasi di rito - «Non sono momenti facili quelli che stiamo vivendo, ma la decisione è stata presa per il bene dell’HCL» - il presidente del sodalizio bianconero ha spiegato che Shedden è stato allontanato poiché «non abbiamo visto miglioramenti negli ultimi mesi, i soli 11 punti in trasferta, la peggior difesa del campionato e la linea troppo vicina hanno pesato sulla decisione».
Una decisione che fa seguito ai tentennamenti avuti già nel mese di dicembre, che hanno fatto seguito anche alle affermazioni dello stesso Shedden rilasciate lo scorso settembre in merito ai nuovi stranieri: «Mi prendo le mie responsabilità - ha spiegato Vicky Mantegazza - Già a inizio stagione, dopo le sue dichiarazioni, sarei dovuta intervenire in maniera più secca, anche perché Doug non ha mai accennato a fare un minimo di autocritica. Sia chiaro, gli stranieri sono stati scelti assieme dall’head coach e dal nostro DS. A dicembre abbiamo poi parlato con lui e Curcio, abbiamo deciso di dare loro ancora una possibilità perché se la meritavano… quelle quattro vittorie hanno portato in dote punti importanti che mi tengo stretta, ma forse ci hanno fatto perdere un mese di tempo».
In ogni caso la decisione in merito alla stagione 2017/18 era già stata presa: Shedden e Curcio avrebbero comunque lasciato la Resega. «Qualcosa era cambiato rispetto allo scorso anno quando tutto funzionava alla perfezione e anche lo spogliatoio ne ha risentito. Anche il semplice cambiamento da assistant coach ad associated coach è stata una mossa sbagliata. Infatti Curcio ha preso più potere mentre Doug ha fatto un passo indietro… una cosa sbagliata perché ci deve sempre essere un capo, esattamente come avvenuto lo scorso anno quando lavoravano davvero in coppia», ha continuato il presidente.
Shedden - stando alla dirigenza - è venuto meno ai tre punti stabiliti prima dell’inizio dell’avventura bianconera: uno stile di gioco offensivo che comunque si basasse su una difesa solida, lo sviluppo dei giovani e la chiara identificazione dei ruoli di ogni singolo giocatore. «Abbiamo deciso per il suo licenziamento per risolvere i problemi - anche se ovviamente ora come ora il suo contratto peserà sul bilancio dell’anno prossimo - ma ci aspettiamo una reazione da parte dei giocatori. Shedden aveva modificato anche i fondamentali, non è riuscito a dare un ruolo preciso ai singoli giocatori: anche le sue dichiarazioni in merito alla volontà di vincere tutti e quattro i tornei a cui abbiamo preso parte, sono state sbagliate. Ha messo pressione alla squadra, quando invece devi essere in grado di creare un equilibrio all’interno del gruppo partita dopo partita», hanno sottolineato in coro entrambi i membri dello staff societario presenti alla conferenza stampa.
Alla fine, però, come capita ormai da tanti anni a pagare è l’allenatore, nonostante una rosa forse non all’altezza costruita durante l’estate. Come mai? «Mi prendo le mie responsabilità in merito alla mia assenza di diversi mesi quando sono andato in Alaska (congedo concesso dal CdA, perché «meritato», secondo il presidente) - ha sottolineato Habisreutinger - In qualche modo magari potevo influenzare qualche scelta: chiaro è troppo facile parlare ora. Non vengo mai messo in dubbio e non faccio autocritica? Mi prendo sempre le mie colpe in seno alla società e nel CdA non davanti alla stampa». Dichiarazioni che in effetti lasciano un po’ spiazzati visto che lo stesso DS è visto da molti come uno degli anelli deboli di tutta la società…
Il futuro a breve (e forse lungo) termine sulla panchina bianconera si chiama Greg Ireland che aveva già guidato il Lugano durante i playout del 2011, per poi allenare nelle serie giovanili in Nord America e per qualche mese gli Adler Mannheim, prima di essere licenziato: «Ha tutto per far crescere la squadra. Noi ovviamente non regaliamo un contratto a nessuno, ma anche Greg si giocherà in questi mesi le sue chance per restare l’anno prossimo. Dovrà dimostrare doti di formatore per gestire i leader e far crescere i giovani», ha spiegato il DS che punzecchiato sul futuro di Fazzini ha chiarito che «Luca vuole restare a Lugano, noi vogliamo tenerlo, è una nostra priorità ma il ragazzo vuole sentire la fiducia della società e dello staff tecnico, non dovendo più scusarsi dopo ogni singolo errore come capitato fino a dicembre. Bisogna dargli fiducia per far sì che renda, non il contrario...».