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LNALarry, il bisbetico (in)domato: «Macché pensione, mi annoierei. Se serve alzo la voce»

26.09.16 - 20:18
A Friborgo Huras è tornato a sedersi su una panchina di LNA: «Qui per aggiustare le cose e puntare al titolo. Valascia e Resega indimenticabili»
Larry, il bisbetico (in)domato: «Macché pensione, mi annoierei. Se serve alzo la voce»
A Friborgo Huras è tornato a sedersi su una panchina di LNA: «Qui per aggiustare le cose e puntare al titolo. Valascia e Resega indimenticabili»
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FRIBORGO - A sessantuno anni, dopo aver girovagato per il mondo negli ultimi quaranta, Larry Huras avrebbe potuto semplicemente staccare la spina e godersi la pensione. A sessantuno anni, con due figli grandi e zero problemi economici, Larry Huras avrebbe potuto semplicemente regalarsi un po' di tranquillità. Invece è ancora qui, in Svizzera, seduto su una panchina di un club LNA.

Il canadese ha infatti ufficialmente cominciato la propria avventura a Friborgo. Con gioia, con grande emozione e con la solita, irrinunciabile, grinta.

Non sei più un ragazzo, però sei ancora in pista...
«Come potrei fare a meno di questo sport? - ci ha confidato proprio l'ex coach di Lugano e Ambrì - dopo tanti mesi mi sono rimesso in gioco, ho ritrovato il contatto con i ragazzi, ho nuovamente indossato i pattini e sono andato sul ghiaccio: tutte sensazioni fantastiche, irrinunciabili».

Cosa ha messo sul piatto la dirigenza del Friborgo per convincerti a tornare?
«Non ci è voluto molto: come detto, vivo per questo sport».

E cosa ti ha chiesto, invece: avete parlato di obiettivi?
«Vogliono che la situazione migliori. Prima di sbilanciarmi, prima di dire dove possiamo arrivare, devo però capire che squadra ho in mano. Ho visto su internet le ultime due partite di questi ragazzi. Ho visto qualità e voglia. Certo c'è da lavorare, ma penso che insieme potremo fare bene».

Prima di tutto si pensa ai playoff?
«Prima di tutto dovremo mettere in ordine tutto quanto. Poi penseremo a fare punti e a chiudere la stagione nella top-8 della classifica. Nei playoff, poi, vedremo. Lì punteremo al massimo, lì punteremo al titolo. Qui di talento ce n'è...».

Come coach sei sempre stato rude, grintoso, duro. Con l'età ti sei un po' ammorbidito?
«Io sono... me stesso. Così ho raggiunto dei traguardi e per come sono fatto sono stato scelto. Se si può "arrivare" senza essere duri va bene, altrimenti la voce la alzo tranquillamente».

Il prossimo mese, nel giro di pochi giorni, tornerai ad affrontare Lugano e Ambrì.
«E proverò emozioni uniche. Vedrò nuovamente, da protagonista, la Resega e la Valascia, piste che mi hanno regalato grandissime gioie. Piste che rimarranno per sempre nel mio cuore. Lì ho vissuto una parte della mia vita, una parte che non dimenticherò mai».

Torniamo all'inizio. Ma a 61 anni... non ti sembra il caso di smettere? In fondo la pensione non è così male...
«Io pensionato? Macché. Finché mi diverto perché rallentare o chiudere del tutto? E poi, insomma, a me piace molto sciare e passeggiare, ma non è che posso fare solo quello: mi annoierei».

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