Sotto 1-3 nella finale i bianconeri sono a un passo dalla sconfitta. In gara-4 hanno però dimostrato di aver capito – e rallentato – il gioco degli Orsi. C'è ancora speranza e tempo per recuperare
LUGANO – Ora è dura. Davvero. Ora è complicato pensare anche a come imbastire la rimonta. L'1-3, unito con l'imbattibilità interna del Berna (sei successi in altrettante partite in questi playoff), sembra infatti aver fatto calare il sipario su questa serie finale, sulle speranze del Lugano.
Sempre più neri per le decisioni arbitrali, probabilmente non decisive ma di sicuro capaci di togliere il buonumore (vedi un fallo su Brunner non punito), i bianconeri hanno per lo meno dimostrato di aver capito il gioco del Berna e di avervi e trovato le contromisure. Il quarto match della sfida, quello perso ieri sera 1-2 all'overtime, è infatti stato probabilmente quello nel quale Klasen e soci hanno sofferto meno. Shedden ha usato fino in fondo le sue linee, i big hanno fatto il loro lavoro, e per 56' tutto è filato liscio. Poi una rete di Moser ha pareggiato il vantaggio di Stapleton (preferito a un Pettersson che, forse, davvero ha già salutato il Lugano, almeno con la testa) e tutto è cambiato. Sono arrivati i supplementari, la pressione e il powerplay locale e il guizzo decisivo di Conacher.
A questo punto crucciarsi per quanto capitato non serve a nulla. E nemmeno continuare a recriminare per i torti arbitrali. Il Lugano ha un solo modo per chiudere in bellezza la serie: usare le ultime gocce di benzina che sono rimaste nel suo serbatoio per dare tutto, per cercare la massima velocità e per dimostrarsi più forte di avversario comunque da applausi. E tutto ciò pensando a una partita alla volta. Non distraendosi guardando al parziale della serie.
Per mettere le mani sul titolo ora ai ticinesi serve un mezzo miracolo. Vincere tre partite in fila contro questo Berna, si può fare? È dura, è complicato, ma nulla è impossibile.