Guai a dar la colpa all’arbitro: i bianconeri hanno raccolto solo un punto a Vaduz per i tanti errori commessi. Per la salvezza è corsa a tre, gli sbagli potrebbero risultare decisivi
LUGANO - Un pari esterno, contro una diretta rivale (anzi, forse “La” diretta rivale) nella corsa verso la salvezza, non può essere considerato un risultato negativo. Per come è maturato, il Lugano non può in ogni caso essere soddisfatto dell'1-1 di ieri contro il Vaduz.
Per l'ennesima volta in questa prima metà di stagione i bianconeri hanno palesato limiti evidenti e, per nulla aiutati da buona sorte e fischietti, alla fine sono stati costretti a masticare amaro.
Il giorno dopo, a mente fredda, è chiaro che chiunque abbia incolpato l'arbitro per il pari nella tana del Vaduz (il rigore che ha sancito l'1-1 nel finale era quantomeno discutibile), ha sbagliato. Non è infatti stato l'errore del direttore di gara - non solo quello almeno - a spingere i bianconeri a gettare alle ortiche una ghiotta occasione. A pesare, e anche molto, sul risultato finale, sono stati l'atteggiamento poco sensato del primo tempo, dopo la rete del vantaggio, e i soliti, tanti, errori della ripresa. Avesse chiuso i conti sfruttando almeno una delle palle gol create, la truppa di Zeman non si sarebbe esposta alla beffa finale.
I "buchi" di personalità, le paure e gli sbagli sono fin qui costati carissimo ai ticinesi i quali, in quattro mesi di campionato, hanno sperperato fin troppi punti. Le occasioni sprecate fin qui per ora non pesano: la classifica è ancora positiva. Nel prossimo futuro mister Zeman dovrà in ogni caso riuscire a trovare un punto d'incontro tra il suo calcio utopico e la concretezza della Super League. Dovrà trovare un equilibrio tra una fase offensiva che produce ancora poco e una difensiva che concede troppo. E chi va in campo dovrà limitare al minimo gli errori.
In fondo, levato lo Zurigo (destinato a risollevarsi), non sono più di due o tre le rivali alle quali il Lugano può sperare di lasciare in mano la patata bollente.