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L’OSPITE“Tanti calciatori dallo psicologo, anche se non lo ammettono. Le sedute? Non sono pilloline”

07.10.15 - 08:37
Pogba ha deciso di affidarsi a un motivatore personale. “È un vero e proprio allenamento. Per il cervello anziché per le gambe”
“Tanti calciatori dallo psicologo, anche se non lo ammettono. Le sedute? Non sono pilloline”
Pogba ha deciso di affidarsi a un motivatore personale. “È un vero e proprio allenamento. Per il cervello anziché per le gambe”
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TORINO (Italia) - Fin qui protagonista di una stagione deludente, Paul Pogba è stato spinto da Mino Raiola a fermarsi un attimo, inspirare e, riconsiderare le proprie certezze.

Il francese non ha disimparato a giocare a calcio. Solo, schiacciato dal peso delle responsabilità, sta facendo più fatica del solito a imporre la propria classe e la propria fisicità.

Per questo motivo, visto che il problema sta nella testa e non nei piedi, il procuratore italo-olandese gli ha “consigliato” di cambiare abitudini e rivolgersi a un professionista che l’aiuti.

Sono così arrivati il licenziamento della cuoca (pare lo facesse pensare troppo al calcio e gli chiedesse troppe magliette e autografi), lo stop alla consultazione di TV e giornali e un appuntamento con lo psicologo.

Proprio questa “pratica” pare essere (giustamente) molto in uso nello sport.
“Vero, è molto comune - è intervenuto Arno Rossini - Sono parecchi i giocatori che si servono di un aiuto, di un supporto, Anche se non tutti lo ammettono”.

Vergogna, pudore?
“Non so. Non c’è comunque nulla da vergognarsi di ciò. Vista la pressione alla quale sono sottoposti oggigiorno gli atleti, l’allenamento mentale è anzi consigliato”.

Sono le società a proporre gli psicologi al gruppo o sono i singoli atleti a doverseli cercare?
“Entrambe le strade sono percorribili. Anni fa ho avuto la possibilità di seguire per una settimana gli allenamenti del Milan. Il padrone di casa, a Milanello, era Ancelotti. Già allora la figura dello psicologo sportivo era presente nella società rossonera. E aveva grande peso. Guardando più vicino a noi basta vedere il Team Ticino, che in Morinini ha un elemento importantissimo. In generale però, oltre ai professionisti proposti dai club, i giocatori puntano sul loro “consulente””.

E i dottori lavorano per il singolo o per la squadra?
“È un discorso complicato. Quando lo psicologo è della società, questi collabora a stretto contatto con l’allenatore. Pensa al gruppo. Ma per questo è forse meno efficace: prima di tutto i ragazzi devono infatti decidere di fidarsi di lui. Se, invece, è l’atleta a muoversi, beh il professionista di turno lavorerà solo ed esclusivamente con lui”.

Quanto vale al giorno d’oggi il lavoro mentale?
“È importantissimo - ha aggiunto Arno - può influenzare una prestazione calcistica tanto quanto l’allenamento classico. Anzi è un vero e proprio allenamento. Per il cervello anziché per le gambe. Se il calciatore si “applica” può entrare nello studio con dei dubbi e uscire con delle certezze”.

Quando la condizione cala, si può chiamare lo specialista…
“No. A parer mio con lo psicologo si deve lavorare con continuità. Dall’inizio alla fine della stagione. Le sedute non sono delle pilloline da prendere solo quando le cose non vanno…”.

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