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CALCIOSe Yakin non comincia a correre...

10.10.12 - 07:03
Preso per fare la differenza in campo, Hakan ha per il momento fatto il suo compito solo da testimonial. Ora, con la squadra in ripresa, i granata hanno bisogno delle sue giocate
Ti-Press
Se Yakin non comincia a correre...
Preso per fare la differenza in campo, Hakan ha per il momento fatto il suo compito solo da testimonial. Ora, con la squadra in ripresa, i granata hanno bisogno delle sue giocate
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BELLINZONA – Bravi granata. Con tre vittorie in fila il Bellinzona ha dato una scossa alla propria stagione, risalendo la classifica fino a planare al secondo posto, alle spalle del lanciatissimo Aarau. La truppa di mister Gabriele però non ha, almeno a parer nostro, i numeri per andare a insidiare i bianconeri. Con questa rosa può al massimo ambire a un campionato dignitoso. Niente più.

Per il salto di qualità servirebbe un regista vero, un fuoriclasse in grado di “illuminare” e, con le proprie giocate, di “accendere” l’attacco. Un calciatore del genere è già in rosa? Forse. Noi però nelle prime giornate non lo abbiamo visto. Stiamo ovviamente parlando di Yakin, per il momento più un peso che un vero e proprio trascinatore. Un freno più che un esempio.

Non fraintendeteci: in quanto a talento, Hakan è ancora un top ten a livello svizzero. Il solo talento, tuttavia, nel calcio non basta: servono passione e spirito di sacrificio. E nelle prime settimane di campionato queste non si sono viste. Si è invece visto a un giocatore sulle gambe, lento, addirittura irritante. Certo, sempre capace di accendere la luce (a sprazzi) ma lontanissimo dall'essere parte della squadra.

Il vero problema è che Yakin ha accettato Bellinzona non per passione o voglia di sfida ma perché allettato da un contratto lunghissimo (triennale da atleta e altrettanto da manager), una chimera per un giocatore della sua età, e dalla possibilità, non secondaria, di passare senza troppo penare dal campo alla scrivania.

E con lui i ticinesi si sono assicurati uno strepitoso uomo immagine prima ancora che un campione. Una figura centrale sulla quale basare tutta la propria politica propagandistica. Partendo dallo stadio da costruire e finendo con le mille iniziative colorate di granata.

Peccato che, nei novanta minuti di “pallone”, il marketing conti come il due a briscola: gli avversari non guardano al pedigree, ma solo alla voglia di fare la differenza.

Si è fatta confusione. Se deve fare da testimonial, Hakan, giocatore dal passato glorioso, è perfetto. Se deve fare la differenza nei novanta minuti, almeno quello visto nei primi mesi di campionato, non vale la maglia che indossa.

Altro fattore di primaria importanza è che, come tutti i campioni, Yakin ha temperamento e carattere. È uno che non si fa mettere i pedi in testa da alcuno. Il presidente Giulini, promuovendolo a membro del CdA ne ha cibato l'ego, rendendolo ingovernabile.

E allora potete capire quanto difficile sia gestire l'uomo e il fuoriclasse per chiunque, allenatori compresi. Chiedete ad Andermatt o a Ponte quanti “vaffa” si sono presi e tirate le somme.

Ma dunque, questa squadra, come può sognare? È difficile dirlo. Suo malgrado, tutto ruota intorno a Yakin. Se, tornato dall’infortunio, il 35enne si rimboccherà le maniche e tornerà a fare il calciatore vero, allora i granata potranno rientrare in corsa per la Super League.

Se invece, saziato dal suo grasso contratto, continuerà a corricchiare per il campo, allora il Belli non avrà scampo: vivrà una stagione da comprimaria. Però si farà lo stadio. Magra consolazione...

MEG

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