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CANTONE“Una persona dovrebbe poter vivere in Svizzera con il proprio salario”

06.10.15 - 10:38
Intervista a Evaristo Roncelli, candidato al Consiglio Nazionale per il Partito Socialista
“Una persona dovrebbe poter vivere in Svizzera con il proprio salario”
Intervista a Evaristo Roncelli, candidato al Consiglio Nazionale per il Partito Socialista

LUGANO -  Il giovane militante del Partito Socialista si è avvicinato alla politica nel 2009. Consigliere comunale e membro della commissione della gestione a Sant’Antonino, è stato coordinatore del GISO nel 2011.

Lavoro: nel Mendrisiotto c'è una percentuale di frontalieri che supera il 50%. Neppure in Lussemburgo vi è una situazione del genere. Il liberismo abbinato al pragmatismo e all'utilitarismo tipicamente elvetici non rischiano di essere controproducenti per il nostro Cantone?
“Già oggi la situazione è controproducente! Il liberismo economico vorrebbe che le persone poco qualificate andassero a vivere dove la vita costa meno così da ricevere un salario inferiore, come succede oggi negli USA, pensiamo alle periferie urbane delle grandi città come ad esempio il Bronx. Questo per me è inaccettabile, una persona deve essere in grado di vivere col proprio salario nella Nazione dove lavora”.

Si dice che l'economia ticinese sia diventata più ricca dall'entrata in vigore degli accordi bilaterali. Questa ricchezza come è stata distribuita? I ticinesi sono più ricchi di prima?
“Alcune persone residenti in Ticino sono diventate più ricche, ma sono una minoranza. La maggior parte delle persone ha solo subito gli effetti negativi della crescita economica: più traffico, affitti più alti, e più disparità”.

Franco forte. Nonostante l'allarme lanciato dal settore industriale, dal turismo e dalla vendita al dettaglio, gli studi di ricerca parlano di economia svizzera che tiene e cresce. Tanto rumore per nulla?
“Gli effetti di uno shock monetario richiedono un certo tempo per essere trasmessi all’economia reale. Le conseguenze saranno diverse nei vari Cantoni. Il Ticino vista la sua economia (dove non sono presenti grandi multinazionali esportatrici) soffrirà di più rispetto alle altre regioni della Svizzera”.

Il 9 febbraio 2014 gli svizzeri hanno messo in discussione la politica del Consiglio federale in materia di migrazione. Come se ne esce?
“La via d’uscita più probabile è un nuovo negoziato con l’UE che tenga in conto della decisione scaturita dalle urne. La soluzione sarà quasi sicuramento un compromesso, che probabilmente non farà felice gli iniziativisti e inoltre la Confederazione per poter ottenere questo risultato dovrà cedere su altri dossier”.

I premi della cassa malati aumentano ancora. Fino a quando reggerà questo sistema?
“Quello della salute di base non è un mercato ma un diritto. Finché non si capirà questo concetto non si troverà una soluzione al problema dei premi”.

La Svizzera è risparmiata dal grande flusso di migranti in cerca di rifugio e prospettive di vita migliori. Ritiene necessario potenziare i controlli ai confini?
“La soluzione di un problema di scala mondiale non può essere trovata in maggiori controlli ai confini. La Svizzera deve interagire coi partner europei per trovare una soluzione condivisa. Si deve anche ripensare la nostra relazione coi paesi in via di sviluppo, fino quando ci sarà un forte disparità economica le pressione migratorie non faranno che aumentare”.

La politica energetica è abbastanza o troppo coraggiosa?
“La strategia energetica 2050 va nella giusta direzione. Secondo me quando si parla di risparmio delle risorse ambientali non si è mai abbastanza ambiziosi. Dovremmo ricordarci che abbiamo un solo pianeta e che il nostro successo economico non può dipendere da uno sfruttamento eccessivo delle risorse naturali”.

Finanziamenti ai partiti poco trasparenti, rappresentanti del popolo al servizio delle lobby dei potenti dell'economia. Come rispondere a queste accuse?
“La trasparenza da sola non basta. Si finirebbe per avere tanti dati ma senza un reale controllo. Bisognerebbe introdurre un tetto massimo alle spese dei partiti e un controllo sulle spese pubblicitarie”.

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