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SVIZZERAVoto popolare, oro e franco svizzero

25.11.14 - 09:51
GianLuigi Mandruzzato, Fixed Income & Forex
Voto popolare, oro e franco svizzero
GianLuigi Mandruzzato, Fixed Income & Forex

BERNA - Mancano pochi giorni al voto popolare svizzero sulla cosiddetta Gold Initiative che imporrebbe alla Banca Nazionale Svizzera (BNS), di portare, entro cinque anni, al 20% la quota di riserve valutarie investita in oro con il vincolo di non poter vendere successivamente la porzione aurifera delle riserve. Inoltre, la Gold Initiative vorrebbe che la parte di riserve aurifere della BNS attualmente depositate presso la Banca d’Inghilterra e la Banca del Canada vengano rimpatriate.

Per passare, l’iniziativa popolare deve ottenere la doppia maggioranza dei votanti, senza quorum, e dei cantoni. L’ultimo sondaggio ufficiale condotto da gfs.bern per conto della televisione svizzera pubblicato il 19 novembre mostra un vantaggio del “NO” di 9pp – 47% contro 38% - mentre il 15% degli intervistati si è detto ancora indeciso. A fine ottobre, lo stesso sondaggio aveva registrato un vantaggio di 5pp per il “SÌ” – 44% a 39%. Si potrebbe quindi concludere che la campagna elettorale condotta da tutte le forze politiche, compreso l’UDC che ha inizialmente proposto il referendum ma che, a livello centrale, ha successivamente espresso parere contrario, stia dando i frutti sperati. Tuttavia, secondo gli esperti di gfs.bern l’esito della votazione popolare non si può considerare scontato.

Insolitamente, ma comprensibilmente dato l’oggetto del referendum, anche la BNS è stata molto attiva nel sottolineare i rischi che potrebbero derivare dal successo dell’iniziativa. La banca centrale verrebbe infatti a perdere in flessibilità nell’orchestrare una risposta di fronte agli shock che potrebbero colpire l’economia. In particolare, in caso di necessità di ridurre la base monetaria, l’impossibilità di vendere l’oro precedentemente acquistato potrebbe, paradossalmente, portare ad avere solo quest’ultimo tra le attività della BNS e ciò, di fatto, impedirebbe un’ulteriore restrizione nell’offerta di moneta.

In un’ottica di medio/lungo termine, l’imposizione di tale vincolo sulla BNS ne ridurrebbe la credibilità nel perseguire l’obiettivo di inflazione al 2% e, quindi, dovrebbe penalizzare il Franco Svizzero. Nel breve termine, tuttavia, una vittoria del “SÌ” porterebbe probabilmente ad ancora maggiore pressione al rialzo sul Franco poiché il mercato vorrebbe testare la determinazione della BNS a difendere il pavimento dell’1.20 contro euro. In effetti, la pubblicazione del sondaggio di fine ottobre a favore del “SÌ” ha alimentato acquisti di Franco Svizzero portando il cambio EUR/CHF pericolosamente vicino alla soglia minima indicata dalla BNS a settembre 2011. Tuttavia, i più recenti sondaggi favorevoli al “NO” non sembrano avere sedato i flussi verso il Franco, segnale che forse anche altri fattori contribuiscono alla recente forza della valuta elvetica.

Tra i possibili candidati, ci pare che la fuga di capitali dalla Russia, ben sintetizzata dal deprezzamento del Rublo del 38% da inizio anno, debba essere considerato. Questa spiegazione ben si sposerebbe con l’evidenza che il rafforzamento del Franco Svizzero è in corso già da inizio anno e suggerirebbe che la pressione sulla valuta elvetica potrebbe proseguire a prescindere dall’esito del voto del 30 novembre.

Un altro mercato che potrebbe essere influenzato dall’esito del voto di domenica 30 è quello dell’oro. In linea di principio, la vittoria del “SÌ” creerebbe il potenziale per significativi acquisti di oro da parte della BNS, che potrebbero arrivare a USD83mld seppur diluiti in un quinquennio. Tuttavia, almeno fino ad ora, il mercato non sembra avere reagito alle notizie sui sondaggi sulla Gold Initiative, ma non sarebbe affatto sorprendente se a seguito di una vittoria del “SÌ”, attualmente l’esito meno probabile, il prezzo dell’ora trovasse nuovo slancio dai valori correnti, prossimi ai minimi dal 2010.

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